giovedì 31 dicembre 2009

UNDERSTANDING DWARVES - CAPITOLO 6 - LA TERZA ERA - IL DESTINO DI THRAIN, THROR E THORIN - TREDICI NANI ED UNO SCASSINATORE HOBBIT ED ALTRO ANCORA

CAPITOLO 6 - LA TERZA ERA - IL DESTINO DI THRAIN, THROR E THORIN - TREDICI NANI ED UNO SCASSINATORE HOBBIT ED ALTRO ANCORA
Dopo la Battaglia di Azanulbizar, Dain Torna con la sua gente ai Colli ferrosi. Thrain tuttavia ha l'Anello a consumargli l'animo, ingigantendo la sua sete di ricchezze. Per un certo periodo viaggia col figlio Thorin, con Balin e Gloin, fino a stabilirsi negli Ered Luin. Ma l'inquietudine che lo rode lo spinge ancora a partire, assieme a Balin, Dwalin e pochi altri, con meta questa volta Erebor. Passate le montagne una notte Thrain sparisce e vane sono le lunghe ricerche dei suoi compagni, che alla fine rassegnati tornano da Thorin. Si saprà solo molto dopo che è stato rapito dai servi di Sauron e portato a Dol Guldur, dove, toltogli l'Anello, verrà torturato e lasciato a morire.
Gandalf lo troverà laggiù, vaneggiante al punto da non ricordare neanche chi è, e gli verranno consegnata dal nano morente una mappa e una chiave, che saranno preludio alle vicende de "Lo Hobbit", ampiamente note a ogni Rànadurin che si rispetti.
Basterà qui ricordare che al termine dell'avventura, dopo la morte di Smaug e la Battaglia dei cinque eserciti , Erebor tornerà ai Nani, e Dain diverrà Re sotto la Montagna.
Non c'è dubbio che, col senno di poi, "... Molto importanti furono le attività dei Nani, non solo come preludio allo Hobbit, ma anche come parte della storia di tutta la Terra di Mezzo. La sconfitta degli orchetti a Moria nel 2799 e, più tardi nel 2941 presso la Montagna Solitaria contribuì a ridurre la disponibilità di truppe di orchetti durante la Guerra dell'Anello, mentre l'uccisione di Smaug tolse di scena una creatura che avrebbe potuto essere usata da Sauron con effetti devastanti..." [Karen Wynn Fonstad, L'Atlante della Terra di Mezzo di Tolkien, p.62]

Cosa successe ai tredici compagni di Bilbo?
Tre perirono nella Battaglia dei Cinque Eserciti: Thorin Scudodiquercia, come già visto, e Fili e Kili, morti nel tentativo di proteggerlo.
Quando a Granburrone Frodo incontra Gloin, gli chiese notizie:
"... dei dieci compagni sopravvissuti alla Battaglia dei Cinque Eserciti, sette erano ancora con lui [Dain, Re sotto la Montagna]: Dwalin [nel gioco è signore di Thorin's Gate], Gloin [al campo nelle Misty Mountains], Dori, Nori, Bifur, Bofur, Bombur [qualcuno ricorda dove si trovano in Lotro?] ...
- E cosa è successo a Balin, a Ori e a Oin? - chiese Frodo.
Un'ombra offuscò la fronte di Gloin.
- Non lo sappiamo... " [La Compagnia dell'Anello, libro 2, capitolo 1]
Adesso, come è noto, grazie al ritrovamento del Libro di Marzabul, lo sappiamo: [spoiler per il vol2 delle Epiche, se qualcuno non avesse letto La Compagnia dell'Anello - Vergogna!!]
nel 2089 della Terza Era Balin figlio di Fundin si recò a Moria, apparentemente deserta, e vi fondò una colonia. Cinque anni dopo morirono tutti.
"... - Aspettate! Qui vi è una cosa interessante: una scrittura grande e sicura, in caratteri elfici. -
- Dovrebbe essere la scrittura di Ori -, disse Gimli, guardando oltre il braccio dello stregone.
- Scriveva bene e veloce, e adoperava spesso caratteri elfici. -
- Temo avesse cattive notizie da riferire con la sua bella scrittura - disse Gandalf...
... - ... ieri essendo il dieci di Novembre Balin signore di Moria cadde nella valle dei Rivi Tenebrosi - ...
... Non possiamo uscire. Hanno preso il Ponte e il secondo salone...
... l'acqua dello stagno sale al muro del Cancello Ovest. L'Osservatore nell'acqua ha preso Oin. Non possiamo più uscire. Giunge la fine, - infine - tamburi, tamburi negli abissi.
- Chissà cosa significa. L'ultimo tratto di lettere elfiche è scarabocchiato è:
- Stanno arrivando. -
Quindi più nulla... [La Compagnia dell'Anello, libro 2, capitolo 5]

Questa è la situazione a oggi, più o meno. Per il resto"... Nei tempi che verranno, quando l'era degli Uomini giungerà e gli Elfi scompariranno al di la del mare, ci piace pensare che ancora, nascosti nelle loro aule sotto le montagne, essi lavorino e forgino armature e cotte di maglia, affilino asce, preparandosi per l'ultima grande battaglia e per il giorno in cui saranno finalmente annoverati tra i Figli di Iluvatar..." [Paolo Paron (Presidente onorario della Società Tolkineniana italiana), "I popoli di Tolkien]

UNDERSTANDING DWARVES - CAPITOLO 5 - LA TERZA ERA - I SETTE ANELLI - EREBOR E LA BATTAGLIA DI AZANULZIBAR - I NANI NASCONO DALLA PIETRA?

CAPITOLO 5 - LA TERZA ERA - I SETTE ANELLI - EREBOR E LA BATTAGLIA DI AZANULZIBAR - I NANI NASCONO DALLA PIETRA?
Ben tre stirpi di Nani ora si sentono esuli da Khazad-dum, rinominata Moria.
La sorte dei figli di Durin è ora indissolubilmente legata agli Anelli: è mediante essi che cercano di recuperare il potere perduto a Moria.
Per volere di Aule essi sono resistenti, e pertanto gli anelli non li corrompono come per gli Umani, non diventano Spettri dell'Anello. L'unico effetto apparente è che ne acuiscono la brama e ne accendono l'ira, facendoli comunque precipitare in disgrazia.
Grazie agli anelli vengono creati i Sette tesori degli antichi Re, ma essi ben presto vengono saccheggiati dai draghi, cosa che ha come conseguenza anche che alcuni degli Anelli vengono consumati dal loro fuoco.
Forse anche il seguente è uno di questi casi:
"... dicono che Frumgar fosse il nome del capitano che aveva condotto il suo popolo all'Eotheod. Di suo figlio FRAM si racconta che fu egli a uccidere SCATHA, il grande drago di Ered Mithin...
... [Fram] si trovò a dover sostenere una controversia con i Nani che reclamavano il bottino di Scatha..." [Signore degli Anelli, Appendice A]

Sicuramente ora si conosce che Sauron recuperò alcuni degli Anelli superstiti ed è ben noto che il drago SMAUG fu attirato ad EREBOR dal grande tesoro di THROR e costrinse i pochi superstiti del suo attacco alla fuga.
Essi -doppiamente esuli, da Moria e da Erebor - vagarono lungamente per i Monti Azzurri, fino a quando l'Anello fu ceduto al figlio Thrain da Thròr, che si allontanò dagli altri con il solo Nar, recandosi a Moria.
Passarono il vallico Cornorosso, arrivando ad Azanulbizar, e trovarono il cancello di ingresso aperto. Thròr entra, mentre Nar, timoroso, rimane in attesa fuori per giorni finche si sentì lo squillo di un corno, seguito da un corpo senza testa gettato fuori, cui segue subito la testa. Gli Orchi deridono il vecchio Nar, dicendo che lo lasciano in vita perché gli serve da messaggero. Sulla testa, che è proprio quella di Thròr, vi è inciso con rune crudeli il nome del capo orco AZOG. Gli orchi deridono ulteriormente Nar gettandogli un sacchetto che contiene alcune monetine di rame. Nar allora fugge, mentre gli Orchi fanno a pezzi il corpo.
Saputa la notizia, in tre anni Thrain raduna un esercito, che comprende anche Nani di casate diverse da quella di Durin, e porta guerra in tutte le fortezze orchesche, da Gundabad al Fiume Iridato, fino a costringere tutti gli orchi superstiti in Moria.
Lo scontro finale, noto come la Battaglia di AZANULBIZAR avviene al Mirolago, ed è tale che "... al ricordo della quale ancora oggi gli Orchi rabbrividiscono e i Nani piangono..." [Signore degli Anelli, Appendice A]
In essa muoiono Frerin figlio di Thrain e il suo parente Fundin, padre di Balin. Thrain stesso viene ferito, così come suo figlio Thorin Scudodiquercia.
Mentre la battaglia è in atto sopraggiungono i rinforzi dai Colli Ferrosi, guidati da Nain figlio di Gror.
Davanti al Cancello di Moria si consuma il duello tra Nain e Azog, comandante supremo degli Orchi. Nain muore col collo spezzato, ma intanto i nani intorno ai duellanti hanno messo in rotta gli orchi.
Azog fugge verso il cancello, ma viene raggiunto e ucciso da Dain Piediferro, figlio di Nain.
Thrain, privo di un occhio, vorrebbe entrare in Moria, ma gli altri Nani si rifiutano: "Tu sei l'erede di Durin e noi ti abbiamo seguito per vendetta, ma il suo sapore non è dolce. Khazad-dum non era la nostra dimora". Questo per quanto riguarda le altre stirpi. E Dain stesso, che appartiene alla stirpe di Durin, aggiunge: "Tu sei il padre della nostra gente, ma non vogliamo entrare in Khazad-dum, siamo troppo pochi per farlo, il tempo della riscossa non è ancora giunto. Io ho visto attraverso il cancello e dentro c'è il flagello di Durin ad attenderci.". con tale nome indicavano il Balrog. Thrain si vede così costretto a rinunciare, pur con rimpianto.
I morti sono numerosissimi e per questo i Nani si vedono costretti, per la prima volta nella loro storia, a fare una pira per i corpi della loro gente. Sono i cosiddetti "Nani bruciati" e da allora avere tra gli avi uno del novero è considerato motivo di sommo orgoglio tra i Figli di Aule.

E' interessante poi notare come Dain tra i motivi del rifiuto di penetrare in Moria metta che i Nani sono troppo pochi per farlo. E' un fatto appurato che i Nani stavano diminuendo di numero, e non solo per i pericoli della Terra di Mezzo e per la bellicosità dei figli di Aule:
"... c'erano poche Nane, probabilmente appena un terzo dell'intera popolazione. esse si allontanano dalle loro dimore assai di rado e soltanto in casi di estrema necessità [come del resto accade anche per elfe, umane ed hobbit!!, N.D. Palamorn]. La loro voce, il loro aspetto e, quando viaggiavano, anche il loro abbigliamento sono talmente simili a quelli dei Nani maschi che agli occhi e alle orecchie della gente di altri paesi non sanno distinguerle: questo è all'origine dell'errata credenza degli Uomini, secondo cui non esistono le Nane e i Nani "NASCONO DALLA ROCCIA". [Signore degli Anelli, Appendice A]
E' quindi per la scarsità di Nane e per la loro cultura monogama e con un solo compagno per la vita che il numero dei Nani non aumenta, e sembrano destinati a rimanere pochi.

I ruscelli felici scorreranno,
i laghi brilleran nella campagna
e dolori e tristezza svaniranno
al ritorno del re della Montagna

UNDERSTANDING DWARVES - CAPITOLO 4 - LA SECONDA ERA ED OLTRE - ASCESA E CADUTA DI KHAZAD-DUM

CAPITOLO 4 - LA SECONDA ERA ED OLTRE - ASCESA E CADUTA DI KHAZAD-DUM
Dopo la Guerra dell'Ira, nella quale non vi è traccia di partecipazione dei Nani, e la conseguente sconfitta di Morgoth, la Terra di Mezzo cambia aspetto, con la parte più occidentale che sprofonda nel mare.
Poco si sa di cosa successe di Nogrod e Belegost dopo la distruzione del Thangorodrim, ma è noto che ai tempi della Guerra dell'Anello molti Nani si recavano ancora nei Monti Azzurri, quindi è pensabile che almeno le miniere resistettero. Le città sicuramente no, in quanto non vi è più traccia di loro nelle cronache dopo tale evento.
E i pochi sopravvissuti delle relative popolazioni ("Barbedifuoco" e "Tarchiati") fuggirono a Est, rifugiandosi per lo più a Khazad-dum e di fatto mescolando le stirpi.
Infatti è da questo momento in poi che i "Longobarbi" inizieranno a distinguere tra la stirpe di Durin (loro antico Padre) pura e le altre. A riprova di ciò, tra gli altri esempi, è ben noto come tre dei compagni di Thorin Scudodiquercia nella spedizione de "Lo Hobbit", nello specifico Bifur, Bofur e Bombur, fossero discendenti dei Nani di Moria ma non della linea di Durin.
Nel frattempo l'astio tra Nani e Sindar continua, mentre con i Noldor permane il clima di amicizia.
E infatti l'ultimo discendente di Feanor, Celebrimbor, fonda una sua colonia nell'Agrifogliere proprio vicino a Khazad-dum, chiamandola Ost-in-Edhil nel 750 SE ed entrambe le città continuano a prosperare per un certo tempo.
Ciò che avvenne dopo è ben noto a tutti (soprattutto a chi ha completato il primo volume delle quest epiche di Shadow of Angmar ^^): tra il 1200 e il 1500 Sauron, sotto le false spoglie di Annatar il "Signore dei doni", forgia con Celebrimbor gli Anelli del Potere, finche gli elfi non si accorgono dei veri scopi dell'ex servo di Morgoth.
Nel 1697 l'Eregion è devastato dall'esercito di Sauron, a caccia degli Anelli. I tre Anelli maggiori (Narya, Nenya e Vilya) vengono affidati a Galadriel ed Elrond e nascosti, mentre Celebrimbor, malgrado il consiglio di Galadriel, rifiuta di distruggere i sedici anelli minori.
Celebrimbor viene fatto prigioniero, torturato ed ucciso, gli Anelli minori vengono presi da Sauron (almeno quelli che non sono già stati "donati" ed han iniziato a far sentire la loro malvagia influenza) e le porte di Khazad-dum chiuse.
Elrond è fuggito a nord, dove fonda Imladris, Galadriel (Noldo) è accolta dai Nani di Khazad-dum prima che chiudano le porte che le permettono il passaggio sicuro a Est, dove fonderà Lorien. E' da rimarcare come suo marito Celeborn (Sindar!) rifiuti invece l'offerta dei Nani e rimane pertanto a lungo a Ovest delle montagne, separato dalla moglie e inseguito da vicino dall'esercito di Sauron.
I Nani sembrerebbero al sicuro -troppo grande la forza di Khazad-dum, troppo salde le sue difese- ma purtroppo a loro sono stati già donati sette degli anelli. Almeno uno, il primo, è proprio a Khazad-dum, nelle mani di Re Durin, terzo del suo nome, cui è stato donato tempo prima dagli elfi.
Del periodo successivo è noto che i Nani usciranno da Nanosterro per partecipare alla Grande Battaglia che chiuderà la Seconda Era, quella in cui Isildur taglierà un dito a Sauron e prenderà l'Unico Anello.
E tuttavia, dopo la sconfitta di Sauron, gli anelli venivano ancora utilizzati e a Khazad-dum si continuava a scavare sempre più in profondità, fino al 1981:
"... Accadde che verso la metà della Terza Era il Re era di nuovo Durin, il sesto di questo nome...
... I Nani scavavano molto in profondità a quei tempi, cercando sotto il Barazinbar filoni di Mithril...
... E fu così che risvegliarono un essere orrendo che, fuggito da Thangorodrim, era rimasto nascosto nelle viscere della terra sin dalla venuta dell'esercito dell'Ovest: un balrog di Morgoth. Esso uccise Durin, e l'anno seguente suo figlio Nain I; e allora la gloria di Moria svanì, e i suoi abitanti vennero decimati e costretti a fuggire..." [Signore degli Anelli - Appendice A]

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri, desolati,
prima che sorga il sol dobbiamo andare
i pallidi a cercar ori incantati

UNDERSTANDING DWARVES - CAPITOLO 3 - LA PRIMA ERA - IL MITO DELLA LINGUA SEGRETA - CITTA' MITICHE E RANCORI SECOLARI

CAPITOLO 3 - LA PRIMA ERA - IL MITO DELLA LINGUA SEGRETA - CITTA' MITICHE E RANCORI SECOLARI

I Nani dunque emergono dopo il risveglio degli Elfi. Le prime informazioni su di loro sono del periodo in cui i Noldor si trovavano ancora a Valinor, quindi prima dell'avvento del Sole e prima che inizino a comparire gli Umani. Sicuramente si risvegliarono parecchio tempo prima di quando incontrarono per la prima volta i Sindar, in modo da aver avuto il tempo di ingrossare le proprie stirpi.
A dire il vero i primi Nani ad incontrare gli elfi sono stati i cosiddetti NANEROTTOLI, razza bandita, pare, dalle città dell'est, che furono i primi occupanti delle grotte che diverranno poi Nargothrond e dalle quali furono scacciati dagli elfi. Di qui il loro odio per i Priminati. Gli ultimi di questa sfortunata razza furono MIM e i suoi figli, la cui fine è narrata nella storia di Hurin.
Tutti i Nani propriamente detti in questi primi tempi del mondo provengono da Est del beleriand (ma sono delle tre stirpi occidentali), in particolare da due città: da GABILGATHOL, sita a nord, il cui nome significa "Gran Rocca", che gli Elfi chiameranno BELEGOST e da TUMUNZAHAR ("Dimora Cava") più a sud, NOGROD in elfico. Vi è poi una terza città, ancora più a est, il cui nome rimarrà per lunghissimo tempo poco più che l'eco di un posto quasi mitico: KHAZAD-DUM, "Nanosterro" la sua traduzione, per i Sindar HADHODHROND.
I Sindar chiameranno i figli di Aule GONHIRRIM, "Maestri della pietra" e -soprattutto- con lo spregiativo NAUGRIM, "Popolo Rachitico".

Popolo schivo, i Nani non insegnano la propria lingua (il KHUZDUL) agli elfi, ma preferiscono essere loro ad imparare il Sindar (e successivamente il Comune). Questo ha creato il falso mito della lingua segreta.
Che la lingua nanica non fosse segreta è dimostrato dal fatto che sia stata liberamente insegnata a quei pochi elfi che si degnarono di volerla imparare e che si son presi la briga di chiederlo: Pengoloth narra di leggende nelle quali Aule stesso la insegna a Feanor. E Curufin figlio di Feanor soggiornò a lungo nelle città nelle Montagne Blu e laggiù la imparò. E lo stesso avvenne con Eol e suo figlio Maeglin.
Nella seconda era poi Pengoloth stesso visse a Khadad-dum ed anche lui ivi imparò il Khuzdul. Ed anche Galadriel lo imparò, probabilmente durante il suo soggiorno a Ost-in-Edhil, ed infatti userà tale linguaggio con Gimli a Caras Galadhon. E Gimli stesso apparirà felice e sorpreso della cosa, ma non scioccato di udire un elfo parlare la lingua "segreta".
Ma quali sono allora i motivi per cui nacque la leggenda della lingua segreta?
Innanzitutto il Khuzdul è un linguaggio cui i nani tengono molto, essendo stata insegnata ai sette Padri direttamente da Aule/Mahal, e vederla mal recepita dai sindar, che la ritenevano complicata e difficile, li ha maldisposti nell'insegnarla.
Poi c'è il fatto che i Nani dei Monti Blu si trovavano lontano da casa, e quindi furono loro ad adeguarsi alle usanze del posto, imparando loro la lingua del luogo.
E, soprattutto, c'è il fatto che tra i Nani vi era la credenza -quasi una religione- del "vero nome" delle cose, secondo cui conoscerlo vuol dire conoscere la vera natura della persona/cosa, l'essenza stessa e significa avere di conseguenza potere su esse. Pertanto i "veri nomi" vanno custoditi.
Non è una credenza esclusiva dei Nani, basti ricordare di come Barbalbero si stupisca che Merry e Pipino dicano liberamente e con facilità il proprio.
Pertanto possiamo affermare che quasi sicuramente è avvenuta un'incomprensione -la prima di molte tra le due razze!- tra il voler sapere il vero nome delle cose e il conoscere i nomi in Khuzdul. A riprova di questo c'è anche il fatto che i Nani trasmettano fin da subito il "nome in Khuzdul" (e non il vero nome) sia del loro popolo ("Khazad"), sia delle loro principali città ("Gabilgathol", "Tumunzahar" e "Khazad-dum"), cosa che sicuramente non sarebbe avvenuta se la lingua fosse stata segreta.
Aggiungendo a questo il brutto carattere dei Nani, unito all'atteggiamento negativo e spesso derisorio degli Elfi Grigi, che traspare già dal nome "Naugrim", e otteniamo la riservatezza e la reticenza dei Nani su un argomento che in qualche maniera è legato a qualcosa di "segreto".
A partire dalla Seconda Era poi, dopo la distruzione del Beleriand, il Khuzdul diventerà la lingua usata solo nelle occasioni "ufficiali", seguendo un po' il destino del Quenya.
Diversa è invece la questione dell’IGLISHMEK, la lingua dei segni, di cui si sa veramente poco. Questa certamente era una lingua segreta, al punto che ognuna delle sette tribù ne ha sviluppata una propria, sconosciuta perfino alle altre sei.
Per quanto riguarda la scrittura, va ricordato come la tradizione dei Nani è prettamente orale (tipo gli aedi Achei pre-omero), e la scrittura, imparata durante la costruzione di Menegroth (le rune elfiche CIRTH di Daeron) viene usata soprattutto su steli e lapidi commemorative. A partire dalla seconda era i Nani inizieranno a tenere resoconti scritti nella forma di annali e cronache (e il Libro di Marzabul dovrebbe essere assimilato a una di queste), utilizzando però vari tipi di scrittura diversa.

Dunque abbiamo visto come in quei primi tempi siano i Nani a viaggiare ad ovest ed a commerciare con gli Elfi Grigi, costruendo grandi strade da Nogrod e Belegost per favorire gli scambi. I Nani sono infatti, oltre che famosi scalpellini e costruttori di caverne, il popolo più esperto di metallurgia, nonché famosi costruttori di gioielli.
E infatti Melian e Elu Thingol, sovrani elfici del Doriath, si rivolgono ai Nani di Belegost per costruire Menegroth ("Mille caverne"), che si dice rimarrà unico esempio compiuto di architettura che mescoli lo stile dei due popoli.
Con l'avvicinarsi della terza era della cattività di Melkor, i Nani provenienti da est nel Beleriand parlano di nuovi mali emergenti dal nord e Thingol decide così di farsi armare dai Nani, maestri costruttori. Così i Sindar appresero la metallurgia e i Nani, tra le altre cose, conobbero le rune di Daeron.
Poco dopo questo periodo i Noldor giungono nella Terra di Mezzo e inizierà il periodo delle sanguinose guerre del Beleriand, nelle quali Nani ed Elfi saranno alleati contro un nemico comune.
I Nani si legheranno molto più in amicizia con i Noldor che con i Sindar, forse perché Feanor è stato allievo di Aule in Valinor.
Successivamente è Finrod Felagund ("Costruttore di caverne") a chiedere aiuto ai Nani per la costruzione di Nargothrond.
Oltre a costruire le Sale della città, per lui i Nani fabbricano la loro opera più rinomata, Nauglamìr la "Collana dei Nani": pur riccamente incastonata con gemme provenienti dalla stessa Valinor risulta essere leggerissima e alla vista poco pesante.
Più o meno in questo periodo avviene la "rottura" tra i Sindar di Thingol e i figli di Feanor a causa del Silmaril che Beren ha strappato alla corona di Morgoth e che ha consegnato al Re del Doriath: quest'ultimo rifiuta di "restituirlo" ai Noldor.
Per questo motivo i Sindar non partecipano alla Battaglia delle Innumerevoli lacrime, ma in essa i Nani di Nogrod e Belegost ne prendono però degnamente il posto:
"... non fosse stato per i nani, Glaurung e la sua stirpe avrebbero sterminato quanto restava dei Noldor. I Naugrim però gli fecero cerchio attorno quand'esso li assalì, e neppure la sua possente corazza valse a difenderlo appieno dai colpi delle loro grandi azze; e quando nel suo furore Glaurung si volse, abbatté Azaghal Signore di Belegost e lo calpestò, con le ultime forze Azaghal gli piantò un coltello nel ventre, e siffattamente lo ferì che il drago fuggì dal campo di battaglia e le belve di Angband sgomente volsero le terga seguendolo. Allora i Nani sollevarono il corpo di Azaghal e lo portarono via; e andavano a passo lento, intonando un canto funebre con voci fonde, quasi fossero a un mortorio nella loro contrada, senza più badare ai loro nemici; e nessuno osò tentare di fermarli..." [Quenta Silmarillon, cap. XX]
Da qui forse nacque l'odio secolare tra Nani e Draghi, anche se in verità va rimarcato come fosse un tratto distintivo ad accomunare le due razze in campi avversi: l'amore smodato per le ricchezze.
Successivamente Hurin, giunto tra le rovine di Nargothrond, vi trova casualmente la Nauglamìr e la dona a Thingol re del Doriath (che già non aveva voluto rendere il Silmaril ai Noldor!). Quest'ultimo, stregato dalla bellezza di entrambi, decide di chiedere ai Nani di unire collana e gemma in un unico gioiello, unendo di fatto le sorti che già perseguitavano i due gioielli. E i Nani di Nogrod accettano di compiere l'ardita operazione.
Qui i Nani "cadono" (ricordate la propensione alla caduta? L'amore per i tesori e le proprie creazioni?).
Creata la nuova collana, così apostrofano il Re elfico:
"... Per quale diritto il Re degli elfi reclama la Nauglamìr, la quale è stata costruita dai nostri padri per Finrod Felagund che è morto?" [Quenta Silmarillon, cap. XXII]
E' un mero pretesto il loro, Thingol subito lo capisce e sprezzante li apostrofa, scacciandoli e rifiutando di pagare il compenso pattuito.
I Nani, accecati dall'avidità e dall'affronto, uccidono il Re del Doriath, rubano la Nauglamìr e fuggono, ma sono inseguiti dalle forze elfiche ed uccisi. La collana viene riportata a una sconsolata Melian.
Solo due Nani si salvarono e tornarono a Nogrod, raccontando la loro versione, nella quale i Nani sono stati uccisi dal Re elfico per non pagare il dovuto.
Orgoglio nanico esige vendetta! Nogrod chiede aiuto a Belegost -che saggiamente rifiuta- e allestisce un esercito con il quale entra in Menegroth, portando la battaglia nella città stessa. I Nani vincono, depredano e massacrano, tra le risate silenziose di Morgoth.
Beren con il figlio Dior si pone a capo di una forza di Elfi Verdi dell'Ossiriand, che pare comprendesse anche alcuni Pastori degli Alberi. Con essa insegue l'esercito nanico e li sconfigge: quasi nessuno tornerà alle amate grotte, concludendo così una delle pagine più tristi della Prima Era.

Il re nella sua sala è ritornato,
giù sotto il monte altissimo abbuiato,
il verme del terrore è stato ucciso
gli altri nemici avran lo stesso fato!

UNDERSTANDING DWARVES - CAPITOLO 2 - DELLA CREAZIONE E DEI SUOI PERICOLI - LE SETTE STIRPI DEI NANI

CAPITOLO 2 - DELLA CREAZIONE E DEI SUOI PERICOLI - LE SETTE STIRPI DEI NANI
In Tolkien il concetto di "creazione" è strettamente legato a quello di "caduta" e di "corruzione".
L'attività subcreativa è somma attività dell'essere senziente, ma è potenzialmente pericolosa, anche quando fatta a fin di bene:
"... questo male spaventoso può nascere, e di fatto nasce, da una radice apparentemente buona, e il desiderio di fare del bene al mondo e agli altri -in fretta e secondo i progetti del benefattore- è un tema ricorrente..." [Lettera 131]
Caduta e corruzione sono in Tolkien all'origine dell'ingresso di ogni popolo nella storia e sono inscindibili in ogni opera creativa. Esempi ne sono il confronto con i limiti (quali la mortalità) che porta alla caduta, e la sete di potere (l'arrogarsi Dio) che il creare produce, da cui deriva la corruzione.
Pensiamo che tra i fabbri, che sono sommi creatori (arti-fex) annoveriamo Aule stesso, Sauron, Feanor, Celebrimbor.
E, con un piccolo inciso, potremmo notare che, Melkor a parte, Aule è il sommo fabbro e suoi allievi sono stai Feanor e Sauron, e anche Saruman era un suo Maiar... Insomma Morgoth escluso, quasi tutti i grandi "caduti" risalgono a Aule. Qualche colpa la deve pur avere, ma non ditelo ai Nani!
Tornando ad essi, i figli di Aule non caddero direttamente, come invece gli Elfi esuli e gli uomini, ma furono invece il prodotto indiretto di una caduta. Infatti è ben noto che non sono una razza di Figli (pensati e creati dai Valar tutti nel loro canto), ma il prodotto dell'iniziativa personale del solo Aule che ha un fine buono, ma assomiglia molto nel suo agire a Morgoth, a Sauron, a Saruman (con la creazione di Balrog, draghi, orchi e Uruk).
La differenza -fondamentale!- e che Aule non cadde, sia perché il suo intento era buono (desiderava l'avvento dei Figli per potergli insegnare), ma soprattutto perché ammise il suo errore, e volse il martello contro la sua creazione, di fatto pentendosi del suo desideri di farsi Dio.
Invece ad esempio Feanor rifiutò di rinunciare ai Silmaril, neanche per far rivivere gli alberi.
Eppure a questo punto è Eru stesso a fermare la mano di Aule: aveva già accettato la sua creazione ed infatti i Nani non aspettavano supini il colpo di maglio del creatore, ma si ritraevano da esso. Eru insomma aveva donato ad essi una propria volontà, cosa che Aule da solo non poteva concedere loro, rendendoli esseri senzienti a tutti gli effetti e non meri "automi".
Potrebbe essere interessante chiedersi dove fosse il luogo in cui avvenne la creazione dei Nani ed il successivo confronto tra Eru e il suo Maiar... Forse che i Nani sono in realtà i primi ad aver calcato parte di Arda? E infatti la condizione che Iluvatar pone per accettarli è che rimangano a dormire fin dopo la comparsa dei Priminati sulla superficie terrestre.

Aule, grato, non può far altro che accettare e pone quindi i Sette Padri dei nani con le rispettive mogli in luoghi remotissimi, da cui emergeranno solo dopo l'avvento degli Elfi.
Quattro delle sette stirpi vengono poste nel lontano oriente, e non avranno parte nella storia della Terra di Mezzo. Esse sono i BLACKLOCKS ("Trecce Nere"), i STONEFEETS ("Piedi di Pietra"), gli IRONFIST ("Pugni d'acciaio") e gli STIFFBEARDS ("Barbefolte").
Tre invece verranno poste ad Occidente ed avranno una parte, più o meno rilevante nella Storia che Tolkien ci ha raccontato: i FIREBEARDS ("Barbe di Fuoco"), che saranno i fondatori di Gabilgathol, i BROADBEAMS ("Tarchiati"), che costruiranno Tumunzahar e, soprattutto, i LONGBEARDS ("Lunghebarbe" o - meglio - "Longobarbi"), che erigeranno Khazad-dum.
[Da notare come NON esistano i DOURHANDS ("Mani arcigne"?), cioè la stirpe di nani "cattivi" presente in LOTRO]

Del monte il trono ora libero abbiamo!
Odi, disperso popolo, il richiamo!
Attraverso le lande qui accorrete!
Amici vuole il Re: non lo lasciamo...

UNDERSTANDING DWARVES - CAPITOLO 1 - CARATTERISTICHE IMMUTABILI... FINO ALL'ULTIMA BATTAGLIA - IL DESTINO FINALE DEI NANI

Inizio ora a pubblicare nuovamente il saggio in sei parti (!) sul popolo dei nani, anche questo già pubblicato a suo tempo sul forum di HR:


"Visto che ormai da tempo Mines of Moria è tra noi e in essa sto ritrovando - ovviamente- piacevoli ed innumerevoli riferimenti al passato dei figli di Aule, e dato che i pochi nani tra le file dei Ranadurin si dimostrano ancora una volta troppo schivi e testardi sia per condividere con gli altri le loro conoscenze, sia per illuminare almeno un po’ i cuori e le menti di umani, hobbit e soprattutto elfi, ho deciso di scrivere questo "saggio" per aiutarci a comprendere e conoscere meglio questa razza, riordinando molte cose che mi furono narrate una sera accanto al fuoco da un nano dalla barba d'argento come il mithril.
Perdonatemi se ho la presunzione di dirvi cose che magari già conoscete a memoria, ma spero che tra le tante ve ne sia qualcuna a voi sfuggita o dimenticata.
Chissà, magari la lettura di questo mio scritto invoglierà qualcuno a crearsi un personaggio nano, e questo sarebbe il più bel complimento per i mie sforzi..."

CAPITOLO 1 - CARATTERISTICHE IMMUTABILI... FINO ALL'ULTIMA BATTAGLIA - IL DESTINO FINALE DEI NANI
"...Forti e resistenti. Sono duri come la pietra, testardi, rapidi a stringere amicizia e a scatenare ostilità..." [Quenta Silmarillon, cap.2]
"...Sono una razza per lo più robusta e resistente, segreta, laboriosa, fedele ai ricordi del male (e del bene) ricevuto, amante della roccia, delle gemme, delle cose che prendono forma nelle mani degli artigiani più che di ciò che vive di una vita propria..." [Signore degli Anelli, Appendice F]
"...Un tempo fra gli Elfi della Terra di Mezzo si riteneva che, morendo, i Nani tornassero alla terra e alla pietra di cui erano fatti; ma essi non lo credono più. Dicono infatti che AULE l'Artefice, che chiamano MAHAL, ne abbia cura e li raduni a Mandos, in aule a se stanti; e che abbia rivelato ai loro antichi padri che alla fine Iluvatar li benedirà, riservando loro un posto tra i Figli. Il loro compito sarà allora quello di servire Aule e di aiutarlo nella ricostruzione di Arda dopo l'Ultima Battaglia... [Quenta Silmarillon, cap.2]
A proposito di questa, la SECONDA PROFEZIA DI MANDOS afferma che...
"... Quando il mondo sarà vecchio, Morgoth ritornerà in Arda, distruggerà il Sole e la Luna. Earendil riuscirà a trascinarlo a terra e allora si svolgerà in Valinor la DAGOR DAGORLATH (Ultima Battaglia).
Morgoth sarà affrontato da Tulkas, Finwe e Turin; e Turin lo ucciderà, compiendo la sua vendetta.Feanor recupererà i Silmaril e li donerà a Yavanna che col loro fuoco rigenererà i due Alberi. E la loro luce renderà i Valar nuovamente giovani... [History of Middle Earth, The Shaping of Middle Earth]
Il destino dei Nani è confermato anche dalle ultime parole di Thorin Scudodiquercia:
"... A terra giaceva Thorin Scudodiquercia, ferito di molte ferite, l'armatura infranta e l'ascia intaccata posate al suo fianco. Levò gli occhi quando Bilbo gli venne vicino.
- Addio buon ladro - egli disse. - Io vado ora nelle sale di attesa a sedermi accanto ai miei Padri, finché il mondo non sia rinnovato..." [Lo Hobbit, capitolo 18 "Il viaggio di ritorno"]
Dunque i Nani saranno presenti dopo l'Ultima Battaglia. Ma essi sono convinti anche che quanto trasmesso nella Seconda Profezia è inesatto o incompleto: dopotutto sono stati gli elfi a raccoglierla e tramandarla! Perché i Nani sanno -è sicuro come il mithril! - che anche i figli di Aule parteciperanno alla Battaglia, pur non essendo citati. Ed è ovvio anche che vi avranno un ruolo fondamentale, non per nulla il periodo dopo la morte è per loro un'attesa che arrivi quel momento, e le sale di Mandos sono gremite di guerrieri che si allenano, lucidano azze e scuri e attendono, pazienti e testardi, che il momento giunga.

Faceano i Nani un dì magiche gesta,
battendo mazze qual campane a festa
dove dorme laggiù tetro un mistero
negli antri sotto la rocciosa cresta

Gondor

Un altro vecchio saggio dei tempi di HR...

Gondor, l'ultimo dei regni Dunedain, si erge nel sud della Terra di Mezzo a perenne e solitaria guardia su più fronti: contro le forze dell'Ombra, le invasioni degli Haradrim e le incursioni dei Corsari di Umbar.Il nome stesso di Gondor significa "Terra di pietra", per via delle fortificazioni, mura e torri in essa presenti.Certo, non è più il vasto regno dei tempi di Isildur, Anarion e dei loro figli, eroso da secoli, millenni di guerra quotidiana. Tuttavia resiste, saldo ed impavido.
Il Regno fu costituito alla fine della Seconda Era da parte di Numenoreani sfuggiti all'inabissamento dell'isola. Si narra che la gigantesca tempesta causata dallo sprofondamento investì le nove navi dei Fedeli, dividendole: quattro navi, guidate da Elendil furono spinte verso nord, dove fondarono il regno di Arnor, mentre le cinque comandate da Isildur ed Anarion entrarono nella baia di Belfalas, per poi risalire l'Anduin fino ad un vecchio avanposto numenoreano chiamato Osgiliath, la "Cittadella delle stelle", di cui fecero la loro città e capitale. I Numenoreani costruirono il grande ponte sull'Anduin e le due torri di Minas Ithil, a oriente, e Minas Anor ad occidente. La regione circostante, chaimata Ithilien, divenne il cuore del loro regno. Da quel momento in poi il destino, la sventura e la gloria stessa di Gondor sono sempre stati legati al fatto di essere il baluardo delle genti libere contro Mordor.Dopo la Guerra dell'Ultima Alleanza, sconfitto Sauron, Isildur lasciò la corona del regno a Menedil, figlio di Anarion che era morto in guerra, per recarsi al Nord e reclamare per se la corona di Arnor, il cui re Elendil era pure morto nell'ultima battaglia. E' ben noto che mai vi giunse, caduto nell'imboscata presso Campo Gaggiolo.Seguì un'epoca di relativa pace e di espansione per Gondor. Ma il Male non era stato completamente distrutto e poco alla volta riprese a manifestarsi.All'epoca di Telimnar, ventitreesimo re della linea di Meneldin, una terribile peste proveniente da Mordor decimò il regno nel momento del suo massimo splendore.Sotto Earnil i Nazgul, gli Spettri dell'Anello, tornarono a manifestarsi, fino a prendere Minas Ithil, che divenne così Minas Morgul, la "Torre della stregoneria".I Numenoreani, pressati, si videro costretti ad abbandonare poco alla volta Osgiliath e l'Ithilien divenne deserto, rifugiandosi a Minas Anor, ribattezzata Minas Tirith, la "Torre di Guardia", a ribadire ancora una volta il ruolo di Gondor nella Terra di Mezzo.Earnul, figlio di Earnil, raccogliendo la sfida del Signore dei Nove, si recò a Minas Morgul, dove venne preso a tradimento. Non avendo eredi, la linea dei Re si interruppe con lui. Il regno fu guidato da allora dal Sovrintendente Mardil il Fedele e dopo di lui dai suoi successori, fino all'attuale Denethor II.Poco dopo il Calenardon, la regione a ovest del regno, spopolata dalla guerra e dalle malattie, venne donata dai Sovrintendenti ai Rohirrim, la popolazione di cavalieri biondi del nord che avevano aiutato Gondor e che da allora rimasero gli alleati più fedeli di Gondor.Il regno era così diventato delle attuali dimensioni.
Situato nelle ampie pianure a sud dei Monti Bianchi, tra il fiume Anduin -che scorre ad est ed a sud- e le bocche dell'Isen a ovest, tutto il suo territorio, la sua stessa essenza potremmo dire, trasuda di questo stato di guerra perenne. L'ampio territorio a ovest, che confina con i territori di Rohan, è caratterizzato dalla presenza delle sette torri di vedetta: Halfirien, Calenhad, Min-Rimmon, Erelas, Nardol, Eilenach e Amon Din. Si tratta di terre spopolate dalla guerra e dalle incursioni: gran parte della popolazione ha trovato rifugio e vive all'interno della relativa sicurezza del Rammas Echor, il lungo muro semicircolare (circa 30 miglia) che funge da prima linea di difesa della capitale Minas Tirith e che va dalle propagini dei monti fin'oltre ai porti della città lungo l'Anduin, riunendosi poi al versante montano.All'interno del Rammas Echor abbondano i corsi d'acqua e le fattorie, garantendo un flusso costante di rifornimenti alla città.
La vecchia capitale, Osgilliath, sorgeva invece ad est al di fuori delle mura, sulle due sponde dell'Anduin, dove ora passa il confine con Mordor. La città è in rovina, tempestata dai colpi delle macchine d'assedio, ed abbandonata, se non per la sparuta ma tenace guarnigione. I ponti che collegavano le due rive sono stati ovviamente distrutti ed ora la traversata è possibile solo attraverso i guadi o i temporanei ponti di barche.
Minas Tirith sorge invece all'interno del muro, a circa tre miglia della parte sud, ove si trovano le banchine degli approdi di Harlond.Come già detto Minas Tirith nacque come posto di guardia contro le incursioni delle popolazioni selvagge delle valli dei Monti Bianchi, e si chiamava in origine Minas Anor, "Torre del sole calante". Col tempo si trasformò da avamposto fortificato a residenza estiva del Re, quando la capitale era Osgilliath, a dimora reale. Nel 2002 della Terza Era, dopo la caduta di Minas Ithil (ora Minas Morgul), cambiò il nome nell'attuale Minas Tirith e divenne la capitale.La città sorge su un'erta collina circolare a diretto contatto con le propagini del monte Mindolluin, cui è in parte connessa ed è caratterizzata dall'altissimo sperone di roccia sporgente verso est, tagliente ed affilato come la chiglia di una nave. Altra sua caratteristica peculiare è il fatto di non essere costruita, ma bensì scavata nella viva roccia. La bellezza e l'accuratezza di tale lavoro ha fatto si che molti preferiscano usare il termine "scolpita", quasi si trattasse di un'opera d'arte.Sullo sperone sorge la Cittadella, cuore del regno, tra i cui palazzi spicca la bianca torre di Ecthelion, con la sua famosa Sala della torre, al cui interno si trova l'ormai da lungo tempo non più usato trono dei Re, in cima ad un'alta scalinata. Ai piedi della scala un trono più piccolo viene usato dal Sovrintendente nelle occasioni formali.
Altri posti degni di nota nella cittadella sono Merethrond, la grande Sala delle feste, il Palazzo dei Re e la Piazza della fontana, in cui si trova un antichissimo albero ritenuto essere il discendente di uno dei due mitologici alberi di Valinor, anche se in verità l'albero in questione appare oggi molto mal messo, forse addirittura morto.Al di sotto della Cittadella, sull'erta collina si spande la città, intervallata da ben sette cinta di mura concentriche. L'unica ampia strada principale che dai Grandi Cancelli arriva fino alla Cittadella si snoda sinuosa, attraverso le sette porte, situate sfalsate a scopo difensivo, in modo che l'eventuale invasore sia costretto per giungere alla porta successiva a passare attraverso gran parte della città stessa, tra due fila di mura. Nella prima cerchia si trova poi la Rath Celendain, l'antica Strada delle Lampade, nella quale sorge la Vecchia Foresteria, primo punto di ritrovo per chiunque giunga in città. Nella sesta cerchia si trovano le Case di Guarigione, passate le quali inizia la lunga galleria, unico accesso al settimo cancello ed alla Cittadella.All'altezza della quinta cerchia c'è il congiungimento tra il colle e le propagini del Monte Mindolluin. Sopra tale erto tratto sono stati edificati nei secoli i Luoghi Sacri, con le Tombe dei Re e dei Sovrintendenti. La Rath Dinen, la "Via Silente" li collega con la città e Fen Hollen, la "Porta Chiusa" ne è l'unico accesso.

giovedì 12 novembre 2009

Il Songbook di Gormadock - Parte prima

(da “Il libro giallo dei confini Occidentali”, Diario di Gormadock Tronfipiede)
[raccolgo qui un paio di canzoni sparse che si sono susseguite nel corso del tempo, in modo che non vadano perse, ma serbate negli annali dell’Ordine]

... Oggi sono entrato nel salone di Rànamar: l’atmosfera era tesa, e volti cupi e nuvole temporalesche si accalcavano. Le notizie riguardanti il beffardo destino toccato in sorte a Maddgloin avevano colpito tutti.
Ho cercato di spezzare l’atmosfera cupa con il mio solito modo affabile, ma, visto che le mie facezie non sortivano effetto alcuno, neanche fossero tutti diventati delle copie di Gaiala, ho preso la fida Nandoranen ed ho improvvisato:
- Ho avuto un'ispirazione improvvisa ieri notte e ho composto questa canzone stupenda...
Una corda si ruppe con un sonoro sdeng, chissà perché….
- Volevo dire –dissi, prendendo la chiave grossa ed aggiustando la corda- che è una canzone così così, ma riflette bene l'atmosfera del momento.Ecco a voi

"THE GONDOLIN'S LADY AND THE DWARF KNIGHT"aka"THE TALE OF THE MADD"
This is the story / of a valiant dwarf
crazy in the name, / strong in the hearth.
One day he stumbled / into the +Great Mist
emerging cleared of name / and of what happened first.

Three times at Valar's altar / humbly he praised
his old name he asked, / his hands were raised.
"Your old name is sure / you could back have not
it's too like a famous one / to let you have got!"

Shocked the dwarf, / angry as a beast
he wandered a lot, / shacking his fist.
He reached a tavern, / while the time was cold,
and he told his story, / as true as dwarf-gold.

An elf Lady from Gondolin, / or she said so,
laughs at his reason, / saying that no
"No creatures of Arda / could have a name
with parts of people / of a certain fame.

Your old dwarf name / is not worth a coin
and all this only / 'cuz it ends in -gloin
"Useless it was / what the dwarf tried to explain
that the change's ok, / but the way of doing's a shame!

"It ends in -gloin, / you've to pay
"No matter what else / the dwarf try to explain:
"They could have told me / before they did
and gave some time / to find another that fit"

"It ends in -gloin, / you've to pay"
that's all what / the elf lady says
"Who cares if it's in-lore" / she said laughing around
"what cares is that Gloin / in the Books can be found"

The end of the story / we still have to find
but we have few hopes / with people of this kind.
If too strictly the rules / to follow you care only
in the end you will find / that you're left so lonely:

Goodbye ThorBALIN, / bye bye ARWENdìl,
Adios BelFOSCO, / if you're here still.
The ones left with the "right names" / could stay all in that inn
all pretending to be waitress / coming from Gondolin!!!!

Sam and Rosie were lucky / because at their time
a rule such as this / noone can find.
Or one day they could find / - can you imagine the noise?-,
someone changed the names / to all their 13 girls'n'boys.

[parole di Gormadock, musica ancora da creare... ]...

... questa sera sono arrivato a Rànamar per un incontro con alcune facce nuove. Speravo ci fosse un rinfresco, ma pare che Gaiala avesse già mangiato tutto.
Ho iniziato ad ascoltare le storie, ma –forse per lo stomaco vuoto- la mia testa ha iniziato a divagare. C’era una piccola volpe e ho giocato un po’ con lei, poi ho visto l’arpa di Gaiala, e mi è tornato il magone per la mia Nandoranen. Però Gaiala ha bisbigliato qualcosa, le parole non le ricordo, e di colpo mi sono come sbloccato. Ho sentito una musica nella mia testa e mi sono messo giù a scrivere quello che sentivo. La musica c’era ancora! Diversa da prima, ma c’era! E a fine serata ho potuto anche suonarla, sul mio vecchio liuto, finchè non troverò una nuova arpa.

LAZY ON A SUNDAY AFTERNOON

I go out to Uru on monday morning
Tuesday I go off to Khazad-duuum
I’ll be back again before its time for sunnydown
I’ll be lazing on a sunday afternoon
Exploring Angmar on every wednesday evening
Thursday I go waltzing to Carn duuum
I come from Goblin town
Im just an ordinary hobbit adventurer
Fridays I’ve signed for a Rift-ruuun
I’ll go questing around 21th Hall on a saturday night
Ill be lazing on a sunday, lazing on a sunday, lazing on a sunday afternoooon

[music by Queen; conversione in abc by Gormadock; lyrics by Freddie Mercury & Gormadock (lol questo volevo proprio scriverlo!)]

Altra conversione suonata ieri sera in taverna:

THE HOBBIT WHO SOLD THE WORLD
We passsed through the Gate,
We sspoke of wass and when
Although Deagol wassnt there
He ssaid I wass his friend
Which came as a ssurprise
I sspoke into his eyes -
- I thought you died alone
A long long time ago

Oh no,not me,
We never lose control,
You're face to face,
With the hobbit who ssold the world

I laughed and look my hand,
My birthday's present wassn't there,
I ssearched for the whole cave,
For years and years my Preciousss friend!
I gazed a gazely sstare,
And ssaw that Baggins thief! -
- He must die all alone,
Desspite the time I'll need.

I know,he tricked
The riddle to gain control,
One day
he'll face
The hobbit who ssold the world.

[music by David Bowie; abc conversion by unknown; lyrics by Bowie & Gormadock]

mercoledì 11 novembre 2009

LIBRI: Chiara Strazzulla - La Strada che scende nell'Ombra

Chiara Strazzulla - La strada che scende nell'Ombra - Einaudi Stile Libero

Piacevole sorpresa questo libro, che ha anche il dubbio onore di essere il primo della mia collezione fantasy/sci-fi (che vola veloce verso il tomo 700!) di sui parlo nel mio blog!
800 e più pagine che scorrono via veloci e appassionanti, con una storia un po "di maniera" ma certamente non banale e alcuni personaggi che riescono ad emergere e rimanere impressi.
Mi ha fatto voglia di andare a recuperare il libro precedente, anche se completamente scollegato a questo.
Un'altra piccola stella nella mia personale hit parade degli autori italiani, che comprende Trugenberger, la Randazzo e Zuddas.

The story so far... - Gormadock parte seconda

20/10/2008
GORMADOCK - Una corda in dono e Piccole cose che luccicano
Gormadock emerse da una delle sue enormi borse che sempre lo accompagnavano con una grosse chiave universale di legno, con cui si mise ad accordare i suoi strumenti a corda: la sua amata arpa Nandoranen “L’Arpa errante”, che lui sosteneva essere magica, era pressoché a posto, ma il theorbo, compagno di tante spedizioni in oscuri sotterranei, non era piu bene accordato, così come il liuto.
Il theorbo in particolare recava ancora il segno di una freccia Uruk che l’aveva colpito, salvando la vita al proprietario, e Gormadock passò per l’ennesima volta, sarà stata la milionesima nell’ultima settimana, una mano di cera sopra il segno che ne deturpava la cassa.
Si trovava ancora una volta nelle Sale del Fuoco dell’Ultima Casa Accogliente, dove da qualche tempo gli piaceva riposare tra un’avventura e l’altra, e dove aveva stretto amicizia col vecchio Bilbo, con il quale, quando non passavano il tempo a narrarsi vecchie storie davanti al fuoco, scambiava spesso suggerimenti per gli scritti che entrambi amavano comporre. A dire il vero era quasi sempre Bilbo a suggerire correzioni a Gormadock, ma all’hobbit panciuto piaceva pensare che il suo contributo fosse altrettanto importante.
Era stato proprio in questo luogo che Gormadock aveva sognato e poi di getto composto “Sogno di una notte di mezzo inverno”, la storia che aveva accompagnato i Ranadurlindar nel loro tour per L’Eriador.
E ancora adesso non era inusuale trovarli uno di fronte all’altro, entrambi con la testa china sui propri scritti: Bilbo riordinava i ricordi di una vita in un grosso tomo rosso e Gormadock intento a scrivere una canzone o un testo per il prossimo tour dei Ranadurlindar, che prima o poi sarebbe partito.
Davvero l’hobbit in quel luogo pensava di aver trovato quello che da una vita intera andava cercando e che l’aveva spinto, insoddisfatto, ad abbandonare la sua amata Contea.
Finalmente terminato di portare le sue amorevoli cure al Theorbo, Gormadock lo ripose nella custodia, per tornare a riprendere l’Arpa, cui diede un’occhiata sardonica.
- Non farmi fare brutte figure, mi raccomando!- esclamò rivolto ad essa: l’arpa infatti produceva un suono incantevole sotto le sue dita grassocce e l’hobbit la amava molto per questo. Però aveva l’orribile abitudine di rompere una corda nel momento più impensato, soprattutto subito prima o durante un’esecuzione. Gormadock temeva di sapere il motivo, ma era più forte di lui, non riusciva a trattenersi lo stesso.
Finalmente si alzò in piedi con l’arpa in mano, sollevando la testa e notando per la prima volta le molte persone presenti nella sala: era da poco passata l’ora di cena e molti degli ospiti erano soliti ritrovarsi nell’ampio salone. Vi erano numerosi elfi ed alcuni dei delegati giunti per il Concilio di Elrond. Anche numerosi avventurieri diretti verso i pericoli dei Monti nebbiosi, tra cui scorse alcuni volti amici dell’Ordine della Luna Oscura.
Finito il madrigale che un quartetto di archi elfici aveva appena eseguito, Gormadock salì i pochi gradini dell’alcova che veniva usata come palco e iniziò a parlare:
- Elfi, hobbit, nani e umani, amici! Vorrei sottoporre al vostro giudizio questa canzone che ho appena finito di comporre…-
Una corda dell’arpa si spezzò con un sonoro schiocco.
- Volevo dire che ne ho composto la musica, mentre il testo l’ho adattato da un antico testo che ho acquisito col mio usuale spezzo del pericolo da…-
Un’altra corda si ruppè, mentre le orecchie dell’hobbit diventavano sempre più rosse. Mentre prendeva dalla sacca nuove corde e il tendicorde e tutt’intorno si levavano mormorii e risatine, Gormadock continuò:
- Volevo dire che ho acquisito seguendo degli amici coraggiosi e tenendomi bene al riparo delle loro lame e scudi… -
L’ennesima corda si ruppe con un sonoro SDENG.
- Ufff – sbuffò sistemando le corde, con uno sguardo sdegnoso all’arpa – in realtà il testo non viene da antiche pergamene, l’ho sentito cantare al Drago verde da dei ragazzotti hobbit di ritorno da quell’avventura di cui dicevo, mi è piaciuto e l’ho riadattato.
E visto che sembra sia riuscito a sistemare le corde, permettetemi di eseguirla prima che succeda qualche altra cosa:-

PICCOLE COSE CHE LUCCICANO
Da piccolo una farfalla era la mia gioia brillante
Non meravigliatevi del come, né chiedetemi il perché
Ma diedi retta a qualche lingua saccente
"Non tutt'oro quel che luccica è"

Ooooo ooo si / Quel che luccica tutt'oro esser non può

Animi gelosi cospiraron nel dire a me
"Lascia solo che via possa volare
com'esser può che tutto possa avere con te?
Il tuo orgoglio la porterà ad appassire "

Ooooo ooo si / Quel che luccica tutt'oro esser non può
Oh Eru, che corse dobbiamo fare
Per il nostro posto al sole cercare
Sperando quello giusto di trovare

Ora ogni dì una nuova gioia ha portato
Alla mi’ farfalla cresciute son ali d'oro
Par che, mentre invecchiamo, insieme abbiam trovato
Che piccole cose luccicanti possono esser oro

Ooooo ooo si / Piccole cose che luccicano posson essere oro

Quindi lasciam che c’importi di ciò che è li da vedere
Prima che troppo freddi diventino i nostri cuor
Malgrado tutto ciò che ci è possono dire
Alcune piccole cose che luccicano posson esser d'or

Ooooo ooo si / Piccole cose che luccicano posson essere oro
Ooooo ooo si / Piccole cose che luccicanoposson essere oro

Con un ultimo arpeggio l’hobbit terminò l’esecuzione, inchinandosi agli ascoltatori.
Il padrone di casa, Elrond il mezz’elfo, si alzò ridacchiando:
- Bisogna proprio dire, mastro Gormadock, che le tue canzoni sono sempre gradevolissime, per di più condite da intermezzi… ilari che ci sollevano sempre l’animo.-
Mentre Gormadock arrossiva fino alla radice dei capelli, Elrond si fece portare un piccolo cofanetto.
- Ho deciso pertanto – continuò il padrone di casa – di farti un dono: questa è una corda da arpa creata dai più grandi mastri liutai tra gli elfi molto tempo fa. E’ praticamente indistruttibile, cosicché sarai sicuro che, qualunque cosa tu dica, almeno una corda rimarrà intatta sulla tua arpa. -

[Nel recente album "The Cosmos rocks" dei Queen + Paul Rodgers (che tra l'altro propone delle ottime sorprese, se preso con la giusta aspettativa -e cioè NON come un disco dei Queen, ma come l'opera di due artisti che dopo 17 anni finalmente tornano a lavorare insieme, avendo trovato anche un terzo musicista sulla loro stessa lunghezza d'onda), dicevo l'album contiene una canzone "some things that glitters" che a mio parere è quanto di più Hobbit si possa trovare e Gorma l'ha subito aggiunta al suo sempre piu smisurato repertorio in questa personalissima traduzione]

24/12/2008
GORMADOCK - L’ULTIMA CANZONE
Il maltempo li sorprese al quarto giorno di marcia tra le montagne, quando distavano ancora parecchio dal valico.
Erano partiti da Minas Tirith in tutta fretta, con l'intento di raggiungere rapidamente Lorien e di li cercare un modo di attraversare le montagne e riunirsi agli amici dall’Ordine. Avevano scelto quella strada perché l’altra, attraverso la Breccia di Rohan, era ormai chiusa dalle forze della Mano Bianca, come avevano avuto modo di scoprire sulla loro pelle durante la rapida, avventata corsa fatta all’andata. Palamorn ne portava ancora i segni addosso, la ferita di freccia alla spalla ed il braccio steccato e dolorante gli impedivano anche solo di muoversi con agio, figurarsi di imbracciare il pesante scudo, che restava ora sconsolatamente legato al carico di un pony.
Morinethar osservava preoccupato le gocce di sudore sulla fronte del guardiano pur nel gelo dei monti, perché malgrado gli sforzi e le cure quotidiane la ferita alla spalla non accennava a guarire e sembrava infettarsi con un nonnulla. Certo la mancanza di riposo non facilitava la guarigione, ma tuttavia tutto era andato tranquillamente fino a quel momento.
I fiocchi bianchi presero a scendere lenti dal cielo plumbeo e ben presto un vento gelido e tagliente prese a vorticare intorno ai compagni, spingendo contro di loro masse sempre più fitte di neve. Aghi di ghiaccio trafiggevano i volti, il semplice vedere divenne sempre più difficile e quando la tempesta aumentò persino Balyndis il cacciatore non potè più esser certo di seguire il sentiero giusto.
I compagni procedevano barcollando a piedi in fila, le briglie in una mano ed aggrappandosi l'un l'altro, con Palamorn che teneva una mano serrata intorno ad un'estremità del bastone del nano. Dietro di lui veniva Morinethar, col fido corvo Stormchaser -mai nome fu più indicato- che, ora quasi completamente coperto di neve, cercava con le ali incurvate di mantenere disperatamente la presa sulla spalla del vecchio.
Gormadock arrancava lungo la traccia aperta da quelli che lo precedevano, sovente sospinto dal muso di Amaurea, la femmina di orso polare che recentemente si era legata a Morinethar.
Keldhar fungeva da retroguardia, il lungo naso appuntito e gocciolante che spuntava da una sciarpa.
Il vento non accennò a calare, la neve continuò a cadere formando una cortina sempre più impenetrabile e il freddo, già pungente, divenne ancora più intenso. Respirare diventò difficile e doloroso, ogni respiro sembrava una lama di ghiaccio nei polmoni.
- Non possiamo procedere oltre! - gridò Keldhar, sovrastando l'ululato del vento. - Troviamo un riparo finchè non passa.
Dopo una lunga, frenetica e faticosa ricerca, il meglio che riuscirono a trovare fu un canalone poco profondo sovrastato da uno stretto cornicione di roccia. Incespicando, i compagni vi si infilarono con sollievo, perchè offriva una certa protezione dalla furia del vento e dalla neve. Il freddo continuò però a tormentarli e non appena si fermarono i loro corpi parvero irrigidirsi e dopo pochi minuti non riuscivano a muovere gli arti che con difficoltà.
Si strinsero gli uni agli altri per tentare di scaldarsi, tenendosi il più possibile vicini al folto pelo di Amaurea. Ma neppure questo diede loro sollievo, anche perchè il freddo aumentò ancora col sopraggiungere dell'oscurità.
Keldhar in particolare sembrava soffrirlo, e si accoccolò avvolto nel mantello, appoggiato all'orsa.
- Così non arriveremo vivi a domani - disse Gormadock, parlando per la prima volta da molto tempo - Senza un fuoco, tanto vale che ci diciamo addio già da adesso.
- Non so di cosa vi lamentiate - rispose il furetto con un sussurro roco. - Prima avevo freddo, ma adesso mi pare di non esser mai stato più comodo in tutta la mia vita.
Palamorn fissò allarmato l’amico, che rimaneva immobile sotto il mantello, gli occhi socchiusi e la voce resa esitante dalla sonnolenza.
- Che bel tepore – continuò Keldhar – E’ strano, ho sognato che eravamo in mezzo a una tempesta di neve…Palamorn lo scosse rudemente col braccio sano, il volto ansioso.
- Non dormire – esclamò. – Se ti addormenti non ti risveglierai più.
Keldhar non rispose, limitandosi a girare la testa da un lato e a chiudere gli occhi. Anche Morinethar, raggomitolato li accanto, rifiutò di svegliarsi, e Palamorn si accorse che la sonnolenza fatale stava scendendo anche su di lui.
- Un fuoco – disse, - dobbiamo accendere un fuoco.
- E con cosa? – ribattè brusco Balyndis-
- In questo posto desolato non si trova un solo arbusto. Cosa bruceremo? I mantelli? I nostri stivali? Servirebbe solo a congelare ancora più in fretta.
Gormadock, che per tutto lo scambio era rimasto silenzioso, allungò una mano e si staccò la fida Nandoranen dalla spalla. Quel gesto strappò a Balyndis un grido irritato.
- Musica d’arpa, mezz’uomo? – esclamò. – Amico mio, il tuo cervello deve essere già duro come il ghiaccio!
- Gormadock, che intendi fare? – chiese Palamorn, l’espressione preoccupata, trascinandosi accanto al menestrello.
Gormadock non rispose. Per un lungo momento tenne amorevolmente l’arpa tra le mani, sfiorandone le corde, poi sollevò l’amato strumento e, con un rapido gesto, lo fracassò contro il proprio ginocchio.
Palamorn emise un grido angosciato quando il legno con un sonoro crack si ridusse in schegge e le corde si staccarono in un coro di suoni discordanti. Gormadock lasciò cadere i pezzi in terra.
- E’ legno ben stagionato – disse. – Bruciala.
- Cosa hai fatto? – esclamò il gondoriano, afferrando il piccolo hobbit per una spalla. – Valoroso, stolto amico! Per cosa hai distrutto la tua amata arpa? Per un istante di calore? Ci serve un fuoco molto più grande di quello che questo legno potrà procurare.
Balyndis tuttavia si era affrettato a trarre dalla sua sacca la pietra focaia, facendo subito cadere alcune scintille sul piccolo mucchio di schegge. Subito la legna prese fuoco e un calore improvviso si sprigionò, riversandosi sui compagni, mentre Palamorn fissava stupito le fiamme sempre più alte che si levavano dai pezzi di legna che, sorprendentemente, sembravano non consumarsi minimamente. Keldhar si riscosse sollevando il capo, il colore che gli stava tornando sul volto pallido. Anche Morinethar si mise a sedere, e si guardò intorno come se si fosse appena svegliato da un sogno; gli bastò un attimo per capire la natura del combustibile offerto dal bardo e gli occhi gli si colmarono di lacrime.
- Non ci pensate neppure per un momento – esclamò Gormadock. – la verità è che sono felice di essermene liberato. Quell’aggeggio non suonava più come si deve ed era più che altro un peso per me, col suo costringermi a non abbellire le storie. Beato Eru, senza di esso mi sento leggero come una piuma. Credetemi, è meglio così.
Nel profondo delle fiamme parecchie corde dell’arpa si ruppero per l’ultima volta col familiare sdeng tante volte sentito e una nuvola di scintille si levò nell’aria.
- Però produce troppo fumo – borbottò l’hobbit, malgrado il fuoco ardesse limpido e brillante. – Mi fa lacrimare terribilmente gli occhi.
Il fuoco aveva ormai avvolto tutti i frammenti, e mentre le corde bruciavano, una melodia si levò dal centro del falò. Il suono andò crescendo, sempre più forte e meraviglioso, e la musica pervase l’aria, echeggiando all’infinito tra le rocce.
Ora che stava morendo, sembrava che l’arpa fosse decisa a riversare nell’aria tutte le canzoni che su di essa erano state suonate, con arpeggi vivaci quanto il bagliore del fuoco che la consumava.
L’arpa suonò per tutta la notte, con melodie che esprimevano gioia e dolore, amore e coraggio. Il fuoco non si affievolì mai e a poco a poco i compagni ritrovarono forza e vitalità. E quando le note salirono verso l’alto, un vento prese a soffiare da ovest, aprendo la neve e riversando il suo calore sulle montagne.
Soltanto all’alba il fuoco si ridusse a un mucchio di carboni ardenti e la musica cessò.
La tempesta era finita, e i picchi scintillavano sotto la neve che già iniziava a sciogliersi.
Silenziosi, i compagni iniziarono a lasciare il loro rifugio, ma Gormadock indugiò ancora un momento. Di Nandoranen non rimaneva più nulla, tranne una corda, quella corda indistruttibile che Elrond aveva donato all’hobbit molto tempo prima. Inginocchiatosi, Gormadock la tirò fuori dalla cenere: a causa del calore la corda si era arricciata ed arrotolata su se stessa, ma scintillava come oro puro.

[molto liberamente adattato da “The High King” di Lloyd Alexander]

Gaiala Fuine 24/12/2008
[Gaialafuine, detta la Cantrice, è una menestrella elfa delle mia vecchia kinship]
Non molto tempo dopo, una sera d'inverno a Ranamar,
Gàiala Fuine rivelò un piccolo segreto al giovane Gormadock.
L'arpa suona la tua musica, la musica della tua anima,
l'arpa cambierà molti nomi ed avrà molte forme,
ma la tua musica, la musica della tua anima
rimarrà sempre la stessa:
la musica dell'anima di un piccolo menestrello di Contea.
Così non piangere,"era solo un'arpa"
poggerai le tue dita su molte arpe
e su tutte suonerai la tua anima
E quelle arpe saranno solo una
Nandoranen sarà sempre tra le tue dita
ora
e non ti abbandonerà mai.
La tua anima non può lasciarti.
Ma non gli disse mai nulla di quell'ultima corda.
A volta gli Eldar sembrano tacere le cose più importanti.

The story so far... - Gormadock parte prima

[Se Palamorn, il mio personaggio principale, è espressione della mia faccia "seria", essendo un soldato di Gondor, serio e silenzioso, tutto onore e dovere, Gormadock l'hobbit è invece la mia controparte scherzosa]

17/7/2008
Mi chiamo Gormadock e sono un hobbit di un ramo collaterale della famiglia dei Tronfipiede: mio nonno Isembardo era il fratello minore del più noto Odo Tronfipiede. A dire il vero, in un modo o nell'altro, tutti gli hobbit sono imparentati più o meno alla lontana tra loro e quindi, oltre al ceppo Sturoi di cui porto il nome, la mia famiglia può vantare legami di parentela con ben note famiglie Paloidi come i Tuc, i Piedirana e persino con famiglie minori come i Baggins. Pensate che la zia di mia mamma ha addirittura sposato (chissa che scandalo ai tempi!) un Pelopiedi, tal Posco Brown.Vi sto annoiando? Scusate, a volte ho la tendenza a perdermi via nei miei discorsi e certo i legami famigliari per noi hobbit sono molto importanti. Vi ho già detto che mia nonna Lily discendeva direttamente dal Vecchio Tuc in persona e che questi aveva sposato una Paffuti? Interessante, vero?Err, vedo dalle vostre facce che non è così... Vedete, come cantastorie ed attore girovago ho imparato a riconoscere l'umore di chi mi sta di fronte, quindi non stupitevi se l'ho subito capito. Strano però, i legami familiari sono così affascinanti. Come dice mia zia Asfodelia (sorella di mia madre) a proposito delle sue zie (e quindi mie prozie) "non sopporto quando parlano di me, ma non potrei vivere senza parlare di loro".L'ho fatto di nuovo, perdonatemi!Dicevo che sono, o meglio aspirerei ad essere, un menestrello, un attore ed un cantastorie! Ah, le storie! Potrei stare per ore ad ascoltarne e a raccontarne! E a dire il vero lo facevo, quando invece di aiutare nei campi passavo i pomeriggi con gli amici al Drago Verde. Ma forse non dovrei dirlo, non fa bella figura, vero? Storie di posti che ho sempre considerato esotici e lontani come le Terre di Buck oltre il Brandivino o persino Brea, dove vivono i Gambelunghe! Ci pensate che sono uno dei pochi hobbit della mia famiglia a averle viste? Certo, non sono andato lontano come il famoso, o meglio, dovrei dire "il famigerato", Vecchio Baggins, o Baggins in Matto, come lo chiamano ora... Le storie che si raccontano su di lui sono le più strane ed affascinanti che abbia mai sentito: storie di tesori, di draghi e, pensate un po', perfino di nani ed elfi! Si, avete capito, Nani ed elfi! Mi ricordo che passavamo ore ad ascoltare il vecchio Gaffiere raccontarle, io e il resto della compagnia: Nilo Paffuti, Minto Soffiatromba, mia cugina Folly Piedirana e a volte anche Sancio Tronfipiedi. Vi ho già parlato di mia cugina Folly? E' mia cugina prima, in quanto figlia di Marmadas, il fratello di mia mamma, e quindi discendente diretta di Meriadoc Piedirana di Forodago, il famoso Uccisore della Rana cannibale. Beata lei, che appartiene ad una vera famiglia avventurosa! Errr, questa non è una cosa molto Hobbit, ma devo essere sincero, piacerebbe anche a me vivere una qualche avventura come il Vecchio Baggins, vedere posti lontani e magari incontrare qualche nano e un elfo o due! Ora poi che mia cugina è partita, o per meglio dire è sparita, a noi della stessa compagnia ci guardano male, ci chiamano irrequieti e ci trovano un sacco di lavori lunghi e noiosi per tenerci impegnati. Mi sa che prima o poi parto anch'io...

[albero genealogico di Gorma e -incidentalmente- di Folly.]


18/7/2008
GORMADOCK - Primo contatto
Dal "Libro giallo dei confini Occidentali", diario di Gormadock Tronfipiede.... ieri finalmente sono giunto a Brea! Che strana città, tutta chiusa da quell'alto muro e con quelle case dritte ed alte, piene di angoli! Neanche una finestra rotonda o una dolce curva a delimitare i muri, solo angoli che sembrano fatti apposta per andarci a sbattere contro!E quanti Gambelunghe, mai visti tanti tutti assieme. Loro sembrano abituati a vedere gli hobbit e così non ho destato molta attenzione, malgrado la mia grande arpa che mi sporgeva dalle spalle.Seguendo le indicazioni di mia cugina mi sono diretto al Puledro impennato, dove l'oste, tale Omorzo, avrebbe saputo a chi indirizzarmi.Onestamente non ero troppo convinto della proposta di mia cugina, di unirmi al suo gruppo così che avrei potuto vivere tutte le avventure che volevo, soprattutto perchè una piccola avventura era già stato il mio viaggio fin qui: ho visto uno strano cavaliere molto spaventevole, tutto vestito di nero e ho trascorso questi giorni a svolgere commissioni per metà della popolazione Contea. Non è stato poi cosi piacevole come appariva a sentirle raccontare, tutto il tempo rincorso da cani, libellule giganti, vermi di palude e simili animali...Ma non voglio tornare in Contea, non ancora almeno, anche se ho già visto un bel posticino dove costruirmi la mia casettina...E tuttavia le cose più bizzarre mi sono capitate dopo aver attraversato il Brandivino: sono giunto al campo di Adso e da li mi sono poi ritrovato a correre nei campi di frumento inseguito dai banditi, e poi nella vecchia foresta inseguito dai lupi fino alla casa di Tom, il messere di acqua, bosco e collina... Tipo strano, ma sua moglie è adorabile. E poi lui canta sempre delle strane filastrocche che non puoi fare a meno di sorridere quando le senti, spero di riuscire a rifarle con il mio liuto.A proposito di strumenti, le mie borse si stanno riempiendo! Oltre al fido liuto, al theorbo, al flauto e alla cornamusa, ho trovato a Buckburgo un gentile mercante che mi ha venduto a un prezzo di favore anche dei bellissimi campanacci e una cornamusa! E non solo questo!Al campo di Adso ho incontrato uno strano vecchietto con cui una sera ho chiacchierato a lungo intorno al fuoco delle mie mirabolanti avventure e che, visti i miei strumenti, mi ha regalato, dico regalato una bellissima arpa, dal suono dolcissimo., che ha pure un nome elfico: Nanderanen, che dovrebbe voler significare Arpa errante, non nel senso che sbaglia, ma che si sposta senza meta, e quindi adattissima a me. Prima di separarci il vecchietto mi ha detto:- Sentiti i tuoi racconti è proprio adatta a te, piccolo amico-.Ma sto ancora divagando...Scrivevo sopra che sono arrivato da questo Omorzo che, al solo sentire il nome di mia cugina, ha fatto una faccia... Si vede che si è fatta conoscere anche qui!Comunque mi ha indirizzato a un tavolo nell'angolo, che era stranamente vuoto.- E' il tavolo riservato agli amici della tua amica-, mi ha detto, -Probabilmente tra breve si farà vedere qualcuno-Tre birre e due piatti di montone dopo finalmente è arrivato un umano, un tipo alto con una grossa barba scura, tutto coperto da un'armatura fatta di pezzi spaiati e dall'aria poco rassicurante (il tipo intendo… ma anche l’armatura!). Il sorriso però era caldo e cordiale, e poi mi ha offerto un altro piatto di montone, quindi ho pensato che in fondo non era poi male!- Tu devi essere il cugino di Folly- ha esordito.- Folly? Vuoi dire che usa davvero quello stupido soprannome?-- Soprannome? Non sapevo che lo fosse!-- Si, vedi in realtà si chiama Prun...-- Gormadock Tronfipiede! Tu e la tua boccaccia! Non sei capace di stare zitto neanche a tagliarti la lingua!-- Oh, salve cugina... Non sapevo che il tuo nome fosse un segreto-- Folly, mia cara. Dovremmo riparlarne, dato che il nostro rapporto d'affari dovrebbe essere basato sulla fiducia-- Non preoccuparti tu, Elendhur, ti spiegherò, prima o poi. E ora, se il cugino non ha altri danni da fare, tornerei alle mie occupazioni. A dopo! -- Cugina! Aspetta, volevo farti vedere la mia nuova arpa… Troppo tardi. Mi chiedo cosa mai abbia da fare…-- Torniamo a noi, piccolo hobbit. Tua cugina, malgrado tutto, dice che sei fidato e noi abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile di gente fidata e ardimentosa. Tu sei in cerca di avventure, non è vero?- Certo! Oserei dire che ho una notevole esperienza in fatto di avventure, al punto che sono famoso nel Decumano Est…-in quel momento si udì una forte vibrazione e, mio malgrado, sbattei le palpebre con un orrendo dubbio che mi attanagliava: osservai subito l’arpa che sporgeva dallo zaino con una delle corde che si era spezzata.- Scusami un attimo- dissi, mettendomi a riparare lo strumento.- Così sei un famoso avventuriero della Contea -Dal calore che si sprigionava in quel momento dalle mie orecchie si sarebbe detto che erano messe dentro una forgia nanica accesa…Facendomi coraggio, emersi dalle mie borse con in mano la grossa chiave che avevo usato per tendere la corda appena riparata.- Diciamo che la mia esperienza non è poi così notevole, non sono poi così famoso, anzi, non lo sono affatto… Però ho affrontato lupi enormi e briganti ferocissimi, e sono rimasto fermo, impavido, di fronte a uno strano cavaliere di nero vestito…-A quelle parole si udì un altro schiocco.- Maledetto questo aggeggio! - commentai – Sono partite altre due corde! Come stavo dicendo… si, in effetti sono rimasto fermo perché le gambe mi tremavano troppo per riuscirle a muovere e fortunatamente mi ha superato senza vedermi. Comunque poi il mio girovagare mi ha condotto nella Vecchia Foresta, dove il messere di quei luoghi mi ha coinvolto in un compito importantissimo che solo io potevo svolgere…-Una piccola corda posta all’estremità superiore dello strumento si spezzò con uno stridio acuto e si arrotolò su se stessa come un viticcio dell’edera di Pianilungone.- Volevo dire che dovevo trovargli dei gigli con cui abbellire il suo tavolo per la cena che mi aveva promesso.-A questo punto sono quasi sicuro di aver sospirato e decisi di svuotare il sacco!- E’ un’arpa molto bella ed ha un suono dolcissimo e mai mi separerei da essa, ma mi procura molti fastidi con le sue corde. Ieri sono stato tentato di buttarla via, ma ha un suono così melodioso! Non ne troverei mai uno uguale. Se solo queste disgraziate corde…-- Sembra si spezzino con una certa frequenza -- Già, è proprio così - fui costretto ad ammettere un po’ vergognosamente. - Ho notato che di solito la cosa si verifica quando…, ecco io sono un soggetto un po’ emotivo e mi lascio facilmente trasportare, per cui tendo a… ah… a modificare leggermente i fatti. E’ solo per un maggior effetto drammatico, capisci. -- Se smettessi di modificare i fatti l’arpa non darebbe tanti fastidi. -- Suppongo che sia così… Io ci provo, ma è difficile: così come sono i fatti sono troppo spesso noiosi. Però ieri mi pare di aver passato più tempo ad aggiustare queste dannate corde che a suonare, ma così è la vita: non si può avere tutto. –Il guardiano scoppiò a ridere, mentre a me tornavano in mente le parole del vecchietto:- Sentiti i tuoi racconti è proprio adatta a te, piccolo amico-….

The story so far... - Palamorn

[Inizio a riunire qui le storie dei miei due pg principali su Lotro, postate a suo tempo sul forum della mia ex kinship]

30/04/07
Il mio nome è Palamorn e sono un uomo di Gondor.Sono nato all’ombra della bianca torre di Ecthelion, in una città in guerra perenne con le forze dell’oscurità: Minas Tirith, la “torre di guardia”, ultimo baluardo delle terre libere, che troppo spesso dimenticano il nostro sacrificio.I miei abitavano in una piccola casa dentro la prima cinta, vicino alla vecchia foresteria nel Rath Celerdain. Fin da bambino il mio parco giochi sono stati gli stretti vicoli intersecanti la grande via che, attraversando le sette cerchia delle mura e l’alto bastione di pietra, porta dalle Grandi Mura fino alla Cittadella.Avevo solo sei anni quando mio padre è morto, caduto per salvare tre suoi commilitoni vicino a Osgiliath, la Cittadella delle Stelle.Al funerale Sire Boromir stesso ha parlato per ricordarlo. Sire Boromir, l’uomo che ha cambiato la mia vita: ha assegnato una pensione a mia madre e all’età di dieci anni mi ha fatto entrare nell’esercito, dove ho iniziato i primi rudimenti dell’addestramento e dove soprattutto ho imparato cosa siano valore ed onore.Ho prestato servizio sul Rammas Echor, il grande muro circolare che circonda le fattorie dei campi del Pelennor, le “terre cintate”, primo baluardo di difesa della città, finchè un anno fa il mio Principe mi ha preso nella sua compagnia.Alcuni mesi or sono Sire Boromir è stato inviato dal padre, il Sovrintendente Denethor II in missione diplomatica al nord e la nostra compagnia, priva di comandante, ridislocata vicino al palazzo, nelle Case di Guarigione della sesta cerchia.Poco dopo la sua partenza la situazione al confine è cambiata in peggio: gli attacchi degli orchetti si sono intensificati e si dice che cose peggiori siano state viste muoversi oltre il Grande Fiume. Sire Faramir, secondogenito del Sovrintendente, è partito con i suoi uomini per investigare, attraversando l’Anduin. Da allora non si hanno più sue notizie.Il Sovrintendente allora ha deciso di richiamare a Gondor Boromir e quattro di noi si sono offerti volontari per portargli i nuovi ordini.Due di noi sono risaliti lungo la riva ovest dell’Anduin, mentre io ed un altro mio compagno ci siamo diretti alla Breccia di Rohan e poi di li a nord, lungo la Grande Via Sud. Giunti all’Inondagrigio ci siamo divisi: il mio compagno risalirà il corso del fiume, per poi seguire il Rombirivo fino a Gran Burrone, io seguirò il verdecammino fino a Brea, per poi piegare anche io ad Est.

2/4/2008
Una nuova speranza - lettera da casa...
"Caro figlio,invio queste righe alla locanda di Brea che mi hai indicato nell'ultima lettera, sperando che ti giungano.Le affido a una carovana diretta a nord attraverso la Breccia di Rohan, anche se recentemente pare che ci siano problemi in quelle zone.La cosa non è molto chiara, ma giungono notizie di razzie e di avvistamenti di orchetti e warg anche laggiù, e la cosa non può che preoccuparci, se anche alle nostre spalle il Nemico avanza.Le notizie dal Mark arrivano frammentarie, segno che qualcosa sta accadendo e sembra che ancora una volta Gondor si troverà sola ad affrontare la marea incalzante.Dico questo perchè anche da oltre l'Anduin le poche notizie che arrivano non sono buone. Il Principe Faramir è tornato una volta da laggiù, per poi subito ripartire con altri uomini, dopo aver conferito con Sire Denethor.Da più parti si invoca il nome di Boromir, la gente ha paura e la sua mancanza preoccupa.Mi scrivi che l'hai incontrato a Granburrone, che sta ultimando il suo compito e che sta bene, ma io, che di affari di stato nulla conosco, non posso fare a meno di chiedermi cosa lo trattenga lontano da Gondor soprattutto adesso che il Nemico si sta muovendo.So che ora ti trovi distaccato lassù al nord, sotto il comando diretto del Principe, e la qual cosa non può che farmi piacere,perchè è un valoroso e da lui puoi solo imparare.So anche che ti sei unito a un gruppo di coraggiosi che lotta quotidianamente col male avanzante.Coraggiosi, seppur truppe irregolari. –il guardiano sorrise alla definizione e i bisbiglii aumentarono- Da un lato sono contenta di non saperti qui, in prima linea, anche se ci manchi. Manchi a me e alle tue sorelle.E manchi, ovviamente alla tua giovane moglie, soprattutto ora.Avevo dei dubbi su voi, lo sai già. “Dubbi di madre” li hai chiamati tu: Troppo giovani per essere già sposati, troppo affrettate le nozze, con la guerra incombente.Ma tali sono i tempi, tale il destino di tanti giovani a Gondor.Da quando le notizie sono peggiorate siamo ospiti della sua famiglia, nella relativa sicurezza delle quarta cerchia, ed io e le tue sorelle abbiamo avuto modo di conoscerla più che nei pochi mesi trascorsi tra il vostro matrimonio e la tua partenza.E' una donna in gamba, devo ammetterlo, - Palamorn sorrise al pensiero del costo di tale ammissione - fiera e combattiva come solo una gondoriana ha diritto di essere.Soprattutto ora...”Palamorn alzò lo la testa, osservando gli amici negli occhi, un lampo nello sguardo“... soprattutto ora che porta in grembo tuo figlio. – un grande sorriso illuminava il volto del guardiano - … Si, figlio, presto sarai padre, tua moglie ce l'ha detto pochi giorni orsono.Lei non avrebbe voluto dirtelo adesso che sei lontano, per non darti ulteriori preoccupazioni.Ma, spero che entrambi vorrete perdonarmi, ho riflettuto a lungo e penso che dirtelo fosse la cosa più giusta.Tu sai qual è il tuo dovere, ma spero comunque che il Fato ti permetta di essere qui quando verrà il momento.Tua madre”

[Per chi non ci fosse stato, chiarisco che è stato il modo di Palamorn per far sapere in game che presto sarebbe diventato padre nella vita reale]

martedì 10 novembre 2009

Gone's the wisdom

Gone's the wisdom...
Saggezza perduta. Tra l'altro è uno dei nomi che volevo dare alla mia kinship di Lotro.
Mettendo a posto un po' dei files del mio harddisk mi è capitato questo pezzo del passato:
ormai quasi due anni fa, in occasione del primo compleanno di Hèren Rànodur' (la mia ormai ex-kinship di Lotro), avevamo tra le altre cose organizzato una "rappresentazione teatrale".
E' una di quelle cose che mi è sempre piaciuto fare: usare un mezzo (in quest caso un MMORPG) per fare qualcosa di completamente diverso da quello per cui si suppone sia creato.
Ad ogni modo eravamo riusciti a fare un vero e proprio spettacolo teatrale "virtuale", con otto attori che recitavano un testo basato su "Nightfall" dei Blind Guardian. Circa mezzora di spettacolo, che devo avere ancora da qualche parte. Da questo avevamo estratto alcune sequenze, montandole sulla musica originale, creando questo video.




Penso che lo spettacolo sia stato uno dei momenti migliori -assieme ai concerti dei Ranadurlindar, di cui però non possiedo alcun video- della mia esperienza finora su Lotro.
E un pizzico di tristezza anche nel vedere quanti dei partecipanti ad esso non siano più attivi o li abbiamo comunque persi:
Kham, Ele, Curanor, Arca, Gilmith... lo stesso cameraman (Bemli)!
Solo Luinmir, Duvain e il sottoscritto rimangono.
Gone's the wisdom / Of a thousand years
A world in fire and chains and fear
Leads me to a place so far
Deep down it lies my secret vision
I better keep it safe
[Mirror Mirror - Blind Guardian]

A New Beginning

[Vita su Lotro: nascita della mia nuova kinship (attualmente one-man kinship!) dopo lo sfacello della precedente]

Gormadock prese nervosamente a calci un ciottolo dal terreno polveroso, spedendolo nel fitto del bosco. Era arrabbiato, molto arrabiato.
Infuriato al punto che neppure la prospettiva del pasto caldo che Rossaciocca stava preparando sul piccolo fuoco del campo riusciva a calmarlo.
Aveva visto nel giro di pochi giorni i frutti di lunghissimi sforzi crollare ad opera di un insidia più pericolosa di un esercito di orchetti: la sfiducia, sorella di ira e cecità.
Subdoli sussurri erano serpeggiati dove prima regnava la concordia, e parole irose e rancori ne erano nati, bruciando quel poco di unità che ancora resisteva.
E aveva visto il suo grande amico Palamorn incupirsi e diventare sempre più silenzioso, una strana luce nel suo sguardo.
Un corvo scese starnazzando nella radura, appollaiandosi sulla spalla di Morinethar e il vecchio si avvicinò all'hobbit.
- Stormchaser riferisce che nessuno ci segue. -
- Allora siamo proprio soli, nessun altro ha voluto seguirci - sospirò il menestrello panciuto.
- E cosa ti aspettavi? - soggiunse Keldhar il furetto, autoproclamatosi Gran Re Ratto, - i più hanno abbandonato Ranamar per continuare comunque assieme e i pochi che non l'han fatto sono rimasti negli Heren Ranodur.-
- Apvite gli occhi, tutti quanti - intervenne Rossaciocca, saggiando con un rametto la carne che arrostiva sullo spiedo, - siamo soli, come ha detto Govmadock.
- Soli, a parte quella la. - disse il furetto, indicando con il pollice dietro le sue spalle dove, seduta in disparte dagli altri, un'esile elfa sembrava cantare sommessamente tra se.
- Quella? Quella è matta! - continuò la cacciatrice di taglie hobbit - Io non ce la voglio più in tenda con me: ievi notte è stata per ove a pavlave da sola. Figuvatevi che faceva puve delle voci divevse e quasi cvedevo ci fossevo piu pevsone che chiacchevavano. Invece eva lei che litigava con se stessa! Si insultava, a momenti piangeva per poi subito dopo videre. Mi spaventa, ecco! -
- Allora con una sola persona ne abbiamo guadagnate due - aggiunse son un mezzo sorriso Keldhar.
- Due? Almeno quattvo o cinque, vi dico! Cioè, già abbiamo te, Movinethar, che pavli con le bestie, ma questa è peggio!-
- Piantatela, tutti quanti! Mi pare che abbiamo problemi più urgenti adesso - intervenne il menestrello hobbit.
Gli sguardi di tutti si volsero verso la cima della collina, dove una figura solitaria si stagliava contro il cielo. Persino l'elfa smise per un istante di mormorare, seguendo gli sguardi degli altri.
- L'ha presa proprio male, vero? -
- Credeva in quel sogno, più di noi.-
- E poi è gondoriano, non concepiscono altro che onore e fedeltà alla parola data.-
- E la gvatitudine? che mi dite della gvatitudine? -
- Si ma arrivare al punto di spezzare il suo scudo... -
- Silenzio, sta arrivando! -
Il guardiano rientrò nel campo a grandi passi.
- Ho preso una decisione, ma è mia personale, quindi non dovete seguirla anche voi per forza, anzi ve lo sconsiglio, perchè la mia è una via solitaria.
Non tornerò a Ranamar perchè il ricordo del passato me lo impedisce: il duplice ricordo di quello che eravamo un tempo e di quello che siamo stati negli ultimi tempi.
Ma neppure mi unirò ai transfughi, per lo stesso motivo: troppe cose mi legano comunque al mio passato a Ranamar e non me la sento di cambiare semplicemente bandiera. E poi vedere l'entusiasmo e gli sforzi -seppur lodevoli- che ora li animano, mi farebbe solo aumentare il rammarico perchè quando si era nei Ranadurin non sono stati fatti.
Vi esorto comunque a non percorrere la mia strada, ma a tornare indietro ed a unirvi a uno dei loro gruppi.
- Te lo puoi scordare, amico: io non ti mollo! -
- E poi cosa ci lega a loro? amicizia con alcuni, ma non maggiore di quella che abbiamo tra noi.-
- Già, ne abbiamo parlato tra noi e siamo con te. -
- Noi siamo un gruppo unico, e tale resteremo.-
- Ricominceremo noi, con le nostre regole e i nostri principi.
- Una nuova bandiera da seguire, senza passati ingombranti.-
- Ci manca solo il nome.-
- Quello ce l'ho io: – aggiunse Morinethar – un nome che è sia una citazione che un monito per noialtri... che ne dite di Saggezza perduta?-
- Vuoi farci ridere dietro da tutti? -
- Perchè non ci chiamiamo Le Spade del Crepuscolo? Crepuscolo perchè questa situazione da cui siamo usciti è cupa come la luce del crepuscolo, almeno per noi.
- Scusa ma chi vedi di noi usare le spade?-
- Allora grigio sarà il nostro colore – soggiunse il guardiano – e saremo la Grigia Compagnia: grigio perchè adesso non vedo più nette distinzioni tra bianco e nero, tra buoni e cattivi, tra chi ha ragione e chi non ne ha; e grigio perchè il mio animo è inquieto e cupo e ogni colore sembra essere svanito, dilavato.
- E' deciso allora! - concluse l'hobbit - La Grigia compagnia nasce oggi, e da ora in poi i Grigi Compagni noi siamo!-
A quelle parole una voce melodiosa, mai udita prima, si levò in un canto alle loro spalle:
- Io non ho casa, io non ho terra, io non ho pace.
Se busserò alla tua casa, e mi accoglierai nella tua terra, difenderò la tua pace. -
Cinque paia di occhi si voltarono verso l'elfa seduta in disparte.
Ma la luce era nuovamente sparita dai suoi occhi, ora di nuovo vacui, ed essa riprese a cantilenare parole incomprensibili.

Io non ho casa, io non ho terra, io non ho pace.
Se busserò alla tua casa, e mi accoglierai nella tua terra, difenderò la tua pace
[Chiara Strazzulla – La Strada che scende nell'Ombra]