giovedì 12 novembre 2009

Il Songbook di Gormadock - Parte prima

(da “Il libro giallo dei confini Occidentali”, Diario di Gormadock Tronfipiede)
[raccolgo qui un paio di canzoni sparse che si sono susseguite nel corso del tempo, in modo che non vadano perse, ma serbate negli annali dell’Ordine]

... Oggi sono entrato nel salone di Rànamar: l’atmosfera era tesa, e volti cupi e nuvole temporalesche si accalcavano. Le notizie riguardanti il beffardo destino toccato in sorte a Maddgloin avevano colpito tutti.
Ho cercato di spezzare l’atmosfera cupa con il mio solito modo affabile, ma, visto che le mie facezie non sortivano effetto alcuno, neanche fossero tutti diventati delle copie di Gaiala, ho preso la fida Nandoranen ed ho improvvisato:
- Ho avuto un'ispirazione improvvisa ieri notte e ho composto questa canzone stupenda...
Una corda si ruppe con un sonoro sdeng, chissà perché….
- Volevo dire –dissi, prendendo la chiave grossa ed aggiustando la corda- che è una canzone così così, ma riflette bene l'atmosfera del momento.Ecco a voi

"THE GONDOLIN'S LADY AND THE DWARF KNIGHT"aka"THE TALE OF THE MADD"
This is the story / of a valiant dwarf
crazy in the name, / strong in the hearth.
One day he stumbled / into the +Great Mist
emerging cleared of name / and of what happened first.

Three times at Valar's altar / humbly he praised
his old name he asked, / his hands were raised.
"Your old name is sure / you could back have not
it's too like a famous one / to let you have got!"

Shocked the dwarf, / angry as a beast
he wandered a lot, / shacking his fist.
He reached a tavern, / while the time was cold,
and he told his story, / as true as dwarf-gold.

An elf Lady from Gondolin, / or she said so,
laughs at his reason, / saying that no
"No creatures of Arda / could have a name
with parts of people / of a certain fame.

Your old dwarf name / is not worth a coin
and all this only / 'cuz it ends in -gloin
"Useless it was / what the dwarf tried to explain
that the change's ok, / but the way of doing's a shame!

"It ends in -gloin, / you've to pay
"No matter what else / the dwarf try to explain:
"They could have told me / before they did
and gave some time / to find another that fit"

"It ends in -gloin, / you've to pay"
that's all what / the elf lady says
"Who cares if it's in-lore" / she said laughing around
"what cares is that Gloin / in the Books can be found"

The end of the story / we still have to find
but we have few hopes / with people of this kind.
If too strictly the rules / to follow you care only
in the end you will find / that you're left so lonely:

Goodbye ThorBALIN, / bye bye ARWENdìl,
Adios BelFOSCO, / if you're here still.
The ones left with the "right names" / could stay all in that inn
all pretending to be waitress / coming from Gondolin!!!!

Sam and Rosie were lucky / because at their time
a rule such as this / noone can find.
Or one day they could find / - can you imagine the noise?-,
someone changed the names / to all their 13 girls'n'boys.

[parole di Gormadock, musica ancora da creare... ]...

... questa sera sono arrivato a Rànamar per un incontro con alcune facce nuove. Speravo ci fosse un rinfresco, ma pare che Gaiala avesse già mangiato tutto.
Ho iniziato ad ascoltare le storie, ma –forse per lo stomaco vuoto- la mia testa ha iniziato a divagare. C’era una piccola volpe e ho giocato un po’ con lei, poi ho visto l’arpa di Gaiala, e mi è tornato il magone per la mia Nandoranen. Però Gaiala ha bisbigliato qualcosa, le parole non le ricordo, e di colpo mi sono come sbloccato. Ho sentito una musica nella mia testa e mi sono messo giù a scrivere quello che sentivo. La musica c’era ancora! Diversa da prima, ma c’era! E a fine serata ho potuto anche suonarla, sul mio vecchio liuto, finchè non troverò una nuova arpa.

LAZY ON A SUNDAY AFTERNOON

I go out to Uru on monday morning
Tuesday I go off to Khazad-duuum
I’ll be back again before its time for sunnydown
I’ll be lazing on a sunday afternoon
Exploring Angmar on every wednesday evening
Thursday I go waltzing to Carn duuum
I come from Goblin town
Im just an ordinary hobbit adventurer
Fridays I’ve signed for a Rift-ruuun
I’ll go questing around 21th Hall on a saturday night
Ill be lazing on a sunday, lazing on a sunday, lazing on a sunday afternoooon

[music by Queen; conversione in abc by Gormadock; lyrics by Freddie Mercury & Gormadock (lol questo volevo proprio scriverlo!)]

Altra conversione suonata ieri sera in taverna:

THE HOBBIT WHO SOLD THE WORLD
We passsed through the Gate,
We sspoke of wass and when
Although Deagol wassnt there
He ssaid I wass his friend
Which came as a ssurprise
I sspoke into his eyes -
- I thought you died alone
A long long time ago

Oh no,not me,
We never lose control,
You're face to face,
With the hobbit who ssold the world

I laughed and look my hand,
My birthday's present wassn't there,
I ssearched for the whole cave,
For years and years my Preciousss friend!
I gazed a gazely sstare,
And ssaw that Baggins thief! -
- He must die all alone,
Desspite the time I'll need.

I know,he tricked
The riddle to gain control,
One day
he'll face
The hobbit who ssold the world.

[music by David Bowie; abc conversion by unknown; lyrics by Bowie & Gormadock]

mercoledì 11 novembre 2009

LIBRI: Chiara Strazzulla - La Strada che scende nell'Ombra

Chiara Strazzulla - La strada che scende nell'Ombra - Einaudi Stile Libero

Piacevole sorpresa questo libro, che ha anche il dubbio onore di essere il primo della mia collezione fantasy/sci-fi (che vola veloce verso il tomo 700!) di sui parlo nel mio blog!
800 e più pagine che scorrono via veloci e appassionanti, con una storia un po "di maniera" ma certamente non banale e alcuni personaggi che riescono ad emergere e rimanere impressi.
Mi ha fatto voglia di andare a recuperare il libro precedente, anche se completamente scollegato a questo.
Un'altra piccola stella nella mia personale hit parade degli autori italiani, che comprende Trugenberger, la Randazzo e Zuddas.

The story so far... - Gormadock parte seconda

20/10/2008
GORMADOCK - Una corda in dono e Piccole cose che luccicano
Gormadock emerse da una delle sue enormi borse che sempre lo accompagnavano con una grosse chiave universale di legno, con cui si mise ad accordare i suoi strumenti a corda: la sua amata arpa Nandoranen “L’Arpa errante”, che lui sosteneva essere magica, era pressoché a posto, ma il theorbo, compagno di tante spedizioni in oscuri sotterranei, non era piu bene accordato, così come il liuto.
Il theorbo in particolare recava ancora il segno di una freccia Uruk che l’aveva colpito, salvando la vita al proprietario, e Gormadock passò per l’ennesima volta, sarà stata la milionesima nell’ultima settimana, una mano di cera sopra il segno che ne deturpava la cassa.
Si trovava ancora una volta nelle Sale del Fuoco dell’Ultima Casa Accogliente, dove da qualche tempo gli piaceva riposare tra un’avventura e l’altra, e dove aveva stretto amicizia col vecchio Bilbo, con il quale, quando non passavano il tempo a narrarsi vecchie storie davanti al fuoco, scambiava spesso suggerimenti per gli scritti che entrambi amavano comporre. A dire il vero era quasi sempre Bilbo a suggerire correzioni a Gormadock, ma all’hobbit panciuto piaceva pensare che il suo contributo fosse altrettanto importante.
Era stato proprio in questo luogo che Gormadock aveva sognato e poi di getto composto “Sogno di una notte di mezzo inverno”, la storia che aveva accompagnato i Ranadurlindar nel loro tour per L’Eriador.
E ancora adesso non era inusuale trovarli uno di fronte all’altro, entrambi con la testa china sui propri scritti: Bilbo riordinava i ricordi di una vita in un grosso tomo rosso e Gormadock intento a scrivere una canzone o un testo per il prossimo tour dei Ranadurlindar, che prima o poi sarebbe partito.
Davvero l’hobbit in quel luogo pensava di aver trovato quello che da una vita intera andava cercando e che l’aveva spinto, insoddisfatto, ad abbandonare la sua amata Contea.
Finalmente terminato di portare le sue amorevoli cure al Theorbo, Gormadock lo ripose nella custodia, per tornare a riprendere l’Arpa, cui diede un’occhiata sardonica.
- Non farmi fare brutte figure, mi raccomando!- esclamò rivolto ad essa: l’arpa infatti produceva un suono incantevole sotto le sue dita grassocce e l’hobbit la amava molto per questo. Però aveva l’orribile abitudine di rompere una corda nel momento più impensato, soprattutto subito prima o durante un’esecuzione. Gormadock temeva di sapere il motivo, ma era più forte di lui, non riusciva a trattenersi lo stesso.
Finalmente si alzò in piedi con l’arpa in mano, sollevando la testa e notando per la prima volta le molte persone presenti nella sala: era da poco passata l’ora di cena e molti degli ospiti erano soliti ritrovarsi nell’ampio salone. Vi erano numerosi elfi ed alcuni dei delegati giunti per il Concilio di Elrond. Anche numerosi avventurieri diretti verso i pericoli dei Monti nebbiosi, tra cui scorse alcuni volti amici dell’Ordine della Luna Oscura.
Finito il madrigale che un quartetto di archi elfici aveva appena eseguito, Gormadock salì i pochi gradini dell’alcova che veniva usata come palco e iniziò a parlare:
- Elfi, hobbit, nani e umani, amici! Vorrei sottoporre al vostro giudizio questa canzone che ho appena finito di comporre…-
Una corda dell’arpa si spezzò con un sonoro schiocco.
- Volevo dire che ne ho composto la musica, mentre il testo l’ho adattato da un antico testo che ho acquisito col mio usuale spezzo del pericolo da…-
Un’altra corda si ruppè, mentre le orecchie dell’hobbit diventavano sempre più rosse. Mentre prendeva dalla sacca nuove corde e il tendicorde e tutt’intorno si levavano mormorii e risatine, Gormadock continuò:
- Volevo dire che ho acquisito seguendo degli amici coraggiosi e tenendomi bene al riparo delle loro lame e scudi… -
L’ennesima corda si ruppe con un sonoro SDENG.
- Ufff – sbuffò sistemando le corde, con uno sguardo sdegnoso all’arpa – in realtà il testo non viene da antiche pergamene, l’ho sentito cantare al Drago verde da dei ragazzotti hobbit di ritorno da quell’avventura di cui dicevo, mi è piaciuto e l’ho riadattato.
E visto che sembra sia riuscito a sistemare le corde, permettetemi di eseguirla prima che succeda qualche altra cosa:-

PICCOLE COSE CHE LUCCICANO
Da piccolo una farfalla era la mia gioia brillante
Non meravigliatevi del come, né chiedetemi il perché
Ma diedi retta a qualche lingua saccente
"Non tutt'oro quel che luccica è"

Ooooo ooo si / Quel che luccica tutt'oro esser non può

Animi gelosi cospiraron nel dire a me
"Lascia solo che via possa volare
com'esser può che tutto possa avere con te?
Il tuo orgoglio la porterà ad appassire "

Ooooo ooo si / Quel che luccica tutt'oro esser non può
Oh Eru, che corse dobbiamo fare
Per il nostro posto al sole cercare
Sperando quello giusto di trovare

Ora ogni dì una nuova gioia ha portato
Alla mi’ farfalla cresciute son ali d'oro
Par che, mentre invecchiamo, insieme abbiam trovato
Che piccole cose luccicanti possono esser oro

Ooooo ooo si / Piccole cose che luccicano posson essere oro

Quindi lasciam che c’importi di ciò che è li da vedere
Prima che troppo freddi diventino i nostri cuor
Malgrado tutto ciò che ci è possono dire
Alcune piccole cose che luccicano posson esser d'or

Ooooo ooo si / Piccole cose che luccicano posson essere oro
Ooooo ooo si / Piccole cose che luccicanoposson essere oro

Con un ultimo arpeggio l’hobbit terminò l’esecuzione, inchinandosi agli ascoltatori.
Il padrone di casa, Elrond il mezz’elfo, si alzò ridacchiando:
- Bisogna proprio dire, mastro Gormadock, che le tue canzoni sono sempre gradevolissime, per di più condite da intermezzi… ilari che ci sollevano sempre l’animo.-
Mentre Gormadock arrossiva fino alla radice dei capelli, Elrond si fece portare un piccolo cofanetto.
- Ho deciso pertanto – continuò il padrone di casa – di farti un dono: questa è una corda da arpa creata dai più grandi mastri liutai tra gli elfi molto tempo fa. E’ praticamente indistruttibile, cosicché sarai sicuro che, qualunque cosa tu dica, almeno una corda rimarrà intatta sulla tua arpa. -

[Nel recente album "The Cosmos rocks" dei Queen + Paul Rodgers (che tra l'altro propone delle ottime sorprese, se preso con la giusta aspettativa -e cioè NON come un disco dei Queen, ma come l'opera di due artisti che dopo 17 anni finalmente tornano a lavorare insieme, avendo trovato anche un terzo musicista sulla loro stessa lunghezza d'onda), dicevo l'album contiene una canzone "some things that glitters" che a mio parere è quanto di più Hobbit si possa trovare e Gorma l'ha subito aggiunta al suo sempre piu smisurato repertorio in questa personalissima traduzione]

24/12/2008
GORMADOCK - L’ULTIMA CANZONE
Il maltempo li sorprese al quarto giorno di marcia tra le montagne, quando distavano ancora parecchio dal valico.
Erano partiti da Minas Tirith in tutta fretta, con l'intento di raggiungere rapidamente Lorien e di li cercare un modo di attraversare le montagne e riunirsi agli amici dall’Ordine. Avevano scelto quella strada perché l’altra, attraverso la Breccia di Rohan, era ormai chiusa dalle forze della Mano Bianca, come avevano avuto modo di scoprire sulla loro pelle durante la rapida, avventata corsa fatta all’andata. Palamorn ne portava ancora i segni addosso, la ferita di freccia alla spalla ed il braccio steccato e dolorante gli impedivano anche solo di muoversi con agio, figurarsi di imbracciare il pesante scudo, che restava ora sconsolatamente legato al carico di un pony.
Morinethar osservava preoccupato le gocce di sudore sulla fronte del guardiano pur nel gelo dei monti, perché malgrado gli sforzi e le cure quotidiane la ferita alla spalla non accennava a guarire e sembrava infettarsi con un nonnulla. Certo la mancanza di riposo non facilitava la guarigione, ma tuttavia tutto era andato tranquillamente fino a quel momento.
I fiocchi bianchi presero a scendere lenti dal cielo plumbeo e ben presto un vento gelido e tagliente prese a vorticare intorno ai compagni, spingendo contro di loro masse sempre più fitte di neve. Aghi di ghiaccio trafiggevano i volti, il semplice vedere divenne sempre più difficile e quando la tempesta aumentò persino Balyndis il cacciatore non potè più esser certo di seguire il sentiero giusto.
I compagni procedevano barcollando a piedi in fila, le briglie in una mano ed aggrappandosi l'un l'altro, con Palamorn che teneva una mano serrata intorno ad un'estremità del bastone del nano. Dietro di lui veniva Morinethar, col fido corvo Stormchaser -mai nome fu più indicato- che, ora quasi completamente coperto di neve, cercava con le ali incurvate di mantenere disperatamente la presa sulla spalla del vecchio.
Gormadock arrancava lungo la traccia aperta da quelli che lo precedevano, sovente sospinto dal muso di Amaurea, la femmina di orso polare che recentemente si era legata a Morinethar.
Keldhar fungeva da retroguardia, il lungo naso appuntito e gocciolante che spuntava da una sciarpa.
Il vento non accennò a calare, la neve continuò a cadere formando una cortina sempre più impenetrabile e il freddo, già pungente, divenne ancora più intenso. Respirare diventò difficile e doloroso, ogni respiro sembrava una lama di ghiaccio nei polmoni.
- Non possiamo procedere oltre! - gridò Keldhar, sovrastando l'ululato del vento. - Troviamo un riparo finchè non passa.
Dopo una lunga, frenetica e faticosa ricerca, il meglio che riuscirono a trovare fu un canalone poco profondo sovrastato da uno stretto cornicione di roccia. Incespicando, i compagni vi si infilarono con sollievo, perchè offriva una certa protezione dalla furia del vento e dalla neve. Il freddo continuò però a tormentarli e non appena si fermarono i loro corpi parvero irrigidirsi e dopo pochi minuti non riuscivano a muovere gli arti che con difficoltà.
Si strinsero gli uni agli altri per tentare di scaldarsi, tenendosi il più possibile vicini al folto pelo di Amaurea. Ma neppure questo diede loro sollievo, anche perchè il freddo aumentò ancora col sopraggiungere dell'oscurità.
Keldhar in particolare sembrava soffrirlo, e si accoccolò avvolto nel mantello, appoggiato all'orsa.
- Così non arriveremo vivi a domani - disse Gormadock, parlando per la prima volta da molto tempo - Senza un fuoco, tanto vale che ci diciamo addio già da adesso.
- Non so di cosa vi lamentiate - rispose il furetto con un sussurro roco. - Prima avevo freddo, ma adesso mi pare di non esser mai stato più comodo in tutta la mia vita.
Palamorn fissò allarmato l’amico, che rimaneva immobile sotto il mantello, gli occhi socchiusi e la voce resa esitante dalla sonnolenza.
- Che bel tepore – continuò Keldhar – E’ strano, ho sognato che eravamo in mezzo a una tempesta di neve…Palamorn lo scosse rudemente col braccio sano, il volto ansioso.
- Non dormire – esclamò. – Se ti addormenti non ti risveglierai più.
Keldhar non rispose, limitandosi a girare la testa da un lato e a chiudere gli occhi. Anche Morinethar, raggomitolato li accanto, rifiutò di svegliarsi, e Palamorn si accorse che la sonnolenza fatale stava scendendo anche su di lui.
- Un fuoco – disse, - dobbiamo accendere un fuoco.
- E con cosa? – ribattè brusco Balyndis-
- In questo posto desolato non si trova un solo arbusto. Cosa bruceremo? I mantelli? I nostri stivali? Servirebbe solo a congelare ancora più in fretta.
Gormadock, che per tutto lo scambio era rimasto silenzioso, allungò una mano e si staccò la fida Nandoranen dalla spalla. Quel gesto strappò a Balyndis un grido irritato.
- Musica d’arpa, mezz’uomo? – esclamò. – Amico mio, il tuo cervello deve essere già duro come il ghiaccio!
- Gormadock, che intendi fare? – chiese Palamorn, l’espressione preoccupata, trascinandosi accanto al menestrello.
Gormadock non rispose. Per un lungo momento tenne amorevolmente l’arpa tra le mani, sfiorandone le corde, poi sollevò l’amato strumento e, con un rapido gesto, lo fracassò contro il proprio ginocchio.
Palamorn emise un grido angosciato quando il legno con un sonoro crack si ridusse in schegge e le corde si staccarono in un coro di suoni discordanti. Gormadock lasciò cadere i pezzi in terra.
- E’ legno ben stagionato – disse. – Bruciala.
- Cosa hai fatto? – esclamò il gondoriano, afferrando il piccolo hobbit per una spalla. – Valoroso, stolto amico! Per cosa hai distrutto la tua amata arpa? Per un istante di calore? Ci serve un fuoco molto più grande di quello che questo legno potrà procurare.
Balyndis tuttavia si era affrettato a trarre dalla sua sacca la pietra focaia, facendo subito cadere alcune scintille sul piccolo mucchio di schegge. Subito la legna prese fuoco e un calore improvviso si sprigionò, riversandosi sui compagni, mentre Palamorn fissava stupito le fiamme sempre più alte che si levavano dai pezzi di legna che, sorprendentemente, sembravano non consumarsi minimamente. Keldhar si riscosse sollevando il capo, il colore che gli stava tornando sul volto pallido. Anche Morinethar si mise a sedere, e si guardò intorno come se si fosse appena svegliato da un sogno; gli bastò un attimo per capire la natura del combustibile offerto dal bardo e gli occhi gli si colmarono di lacrime.
- Non ci pensate neppure per un momento – esclamò Gormadock. – la verità è che sono felice di essermene liberato. Quell’aggeggio non suonava più come si deve ed era più che altro un peso per me, col suo costringermi a non abbellire le storie. Beato Eru, senza di esso mi sento leggero come una piuma. Credetemi, è meglio così.
Nel profondo delle fiamme parecchie corde dell’arpa si ruppero per l’ultima volta col familiare sdeng tante volte sentito e una nuvola di scintille si levò nell’aria.
- Però produce troppo fumo – borbottò l’hobbit, malgrado il fuoco ardesse limpido e brillante. – Mi fa lacrimare terribilmente gli occhi.
Il fuoco aveva ormai avvolto tutti i frammenti, e mentre le corde bruciavano, una melodia si levò dal centro del falò. Il suono andò crescendo, sempre più forte e meraviglioso, e la musica pervase l’aria, echeggiando all’infinito tra le rocce.
Ora che stava morendo, sembrava che l’arpa fosse decisa a riversare nell’aria tutte le canzoni che su di essa erano state suonate, con arpeggi vivaci quanto il bagliore del fuoco che la consumava.
L’arpa suonò per tutta la notte, con melodie che esprimevano gioia e dolore, amore e coraggio. Il fuoco non si affievolì mai e a poco a poco i compagni ritrovarono forza e vitalità. E quando le note salirono verso l’alto, un vento prese a soffiare da ovest, aprendo la neve e riversando il suo calore sulle montagne.
Soltanto all’alba il fuoco si ridusse a un mucchio di carboni ardenti e la musica cessò.
La tempesta era finita, e i picchi scintillavano sotto la neve che già iniziava a sciogliersi.
Silenziosi, i compagni iniziarono a lasciare il loro rifugio, ma Gormadock indugiò ancora un momento. Di Nandoranen non rimaneva più nulla, tranne una corda, quella corda indistruttibile che Elrond aveva donato all’hobbit molto tempo prima. Inginocchiatosi, Gormadock la tirò fuori dalla cenere: a causa del calore la corda si era arricciata ed arrotolata su se stessa, ma scintillava come oro puro.

[molto liberamente adattato da “The High King” di Lloyd Alexander]

Gaiala Fuine 24/12/2008
[Gaialafuine, detta la Cantrice, è una menestrella elfa delle mia vecchia kinship]
Non molto tempo dopo, una sera d'inverno a Ranamar,
Gàiala Fuine rivelò un piccolo segreto al giovane Gormadock.
L'arpa suona la tua musica, la musica della tua anima,
l'arpa cambierà molti nomi ed avrà molte forme,
ma la tua musica, la musica della tua anima
rimarrà sempre la stessa:
la musica dell'anima di un piccolo menestrello di Contea.
Così non piangere,"era solo un'arpa"
poggerai le tue dita su molte arpe
e su tutte suonerai la tua anima
E quelle arpe saranno solo una
Nandoranen sarà sempre tra le tue dita
ora
e non ti abbandonerà mai.
La tua anima non può lasciarti.
Ma non gli disse mai nulla di quell'ultima corda.
A volta gli Eldar sembrano tacere le cose più importanti.

The story so far... - Gormadock parte prima

[Se Palamorn, il mio personaggio principale, è espressione della mia faccia "seria", essendo un soldato di Gondor, serio e silenzioso, tutto onore e dovere, Gormadock l'hobbit è invece la mia controparte scherzosa]

17/7/2008
Mi chiamo Gormadock e sono un hobbit di un ramo collaterale della famiglia dei Tronfipiede: mio nonno Isembardo era il fratello minore del più noto Odo Tronfipiede. A dire il vero, in un modo o nell'altro, tutti gli hobbit sono imparentati più o meno alla lontana tra loro e quindi, oltre al ceppo Sturoi di cui porto il nome, la mia famiglia può vantare legami di parentela con ben note famiglie Paloidi come i Tuc, i Piedirana e persino con famiglie minori come i Baggins. Pensate che la zia di mia mamma ha addirittura sposato (chissa che scandalo ai tempi!) un Pelopiedi, tal Posco Brown.Vi sto annoiando? Scusate, a volte ho la tendenza a perdermi via nei miei discorsi e certo i legami famigliari per noi hobbit sono molto importanti. Vi ho già detto che mia nonna Lily discendeva direttamente dal Vecchio Tuc in persona e che questi aveva sposato una Paffuti? Interessante, vero?Err, vedo dalle vostre facce che non è così... Vedete, come cantastorie ed attore girovago ho imparato a riconoscere l'umore di chi mi sta di fronte, quindi non stupitevi se l'ho subito capito. Strano però, i legami familiari sono così affascinanti. Come dice mia zia Asfodelia (sorella di mia madre) a proposito delle sue zie (e quindi mie prozie) "non sopporto quando parlano di me, ma non potrei vivere senza parlare di loro".L'ho fatto di nuovo, perdonatemi!Dicevo che sono, o meglio aspirerei ad essere, un menestrello, un attore ed un cantastorie! Ah, le storie! Potrei stare per ore ad ascoltarne e a raccontarne! E a dire il vero lo facevo, quando invece di aiutare nei campi passavo i pomeriggi con gli amici al Drago Verde. Ma forse non dovrei dirlo, non fa bella figura, vero? Storie di posti che ho sempre considerato esotici e lontani come le Terre di Buck oltre il Brandivino o persino Brea, dove vivono i Gambelunghe! Ci pensate che sono uno dei pochi hobbit della mia famiglia a averle viste? Certo, non sono andato lontano come il famoso, o meglio, dovrei dire "il famigerato", Vecchio Baggins, o Baggins in Matto, come lo chiamano ora... Le storie che si raccontano su di lui sono le più strane ed affascinanti che abbia mai sentito: storie di tesori, di draghi e, pensate un po', perfino di nani ed elfi! Si, avete capito, Nani ed elfi! Mi ricordo che passavamo ore ad ascoltare il vecchio Gaffiere raccontarle, io e il resto della compagnia: Nilo Paffuti, Minto Soffiatromba, mia cugina Folly Piedirana e a volte anche Sancio Tronfipiedi. Vi ho già parlato di mia cugina Folly? E' mia cugina prima, in quanto figlia di Marmadas, il fratello di mia mamma, e quindi discendente diretta di Meriadoc Piedirana di Forodago, il famoso Uccisore della Rana cannibale. Beata lei, che appartiene ad una vera famiglia avventurosa! Errr, questa non è una cosa molto Hobbit, ma devo essere sincero, piacerebbe anche a me vivere una qualche avventura come il Vecchio Baggins, vedere posti lontani e magari incontrare qualche nano e un elfo o due! Ora poi che mia cugina è partita, o per meglio dire è sparita, a noi della stessa compagnia ci guardano male, ci chiamano irrequieti e ci trovano un sacco di lavori lunghi e noiosi per tenerci impegnati. Mi sa che prima o poi parto anch'io...

[albero genealogico di Gorma e -incidentalmente- di Folly.]


18/7/2008
GORMADOCK - Primo contatto
Dal "Libro giallo dei confini Occidentali", diario di Gormadock Tronfipiede.... ieri finalmente sono giunto a Brea! Che strana città, tutta chiusa da quell'alto muro e con quelle case dritte ed alte, piene di angoli! Neanche una finestra rotonda o una dolce curva a delimitare i muri, solo angoli che sembrano fatti apposta per andarci a sbattere contro!E quanti Gambelunghe, mai visti tanti tutti assieme. Loro sembrano abituati a vedere gli hobbit e così non ho destato molta attenzione, malgrado la mia grande arpa che mi sporgeva dalle spalle.Seguendo le indicazioni di mia cugina mi sono diretto al Puledro impennato, dove l'oste, tale Omorzo, avrebbe saputo a chi indirizzarmi.Onestamente non ero troppo convinto della proposta di mia cugina, di unirmi al suo gruppo così che avrei potuto vivere tutte le avventure che volevo, soprattutto perchè una piccola avventura era già stato il mio viaggio fin qui: ho visto uno strano cavaliere molto spaventevole, tutto vestito di nero e ho trascorso questi giorni a svolgere commissioni per metà della popolazione Contea. Non è stato poi cosi piacevole come appariva a sentirle raccontare, tutto il tempo rincorso da cani, libellule giganti, vermi di palude e simili animali...Ma non voglio tornare in Contea, non ancora almeno, anche se ho già visto un bel posticino dove costruirmi la mia casettina...E tuttavia le cose più bizzarre mi sono capitate dopo aver attraversato il Brandivino: sono giunto al campo di Adso e da li mi sono poi ritrovato a correre nei campi di frumento inseguito dai banditi, e poi nella vecchia foresta inseguito dai lupi fino alla casa di Tom, il messere di acqua, bosco e collina... Tipo strano, ma sua moglie è adorabile. E poi lui canta sempre delle strane filastrocche che non puoi fare a meno di sorridere quando le senti, spero di riuscire a rifarle con il mio liuto.A proposito di strumenti, le mie borse si stanno riempiendo! Oltre al fido liuto, al theorbo, al flauto e alla cornamusa, ho trovato a Buckburgo un gentile mercante che mi ha venduto a un prezzo di favore anche dei bellissimi campanacci e una cornamusa! E non solo questo!Al campo di Adso ho incontrato uno strano vecchietto con cui una sera ho chiacchierato a lungo intorno al fuoco delle mie mirabolanti avventure e che, visti i miei strumenti, mi ha regalato, dico regalato una bellissima arpa, dal suono dolcissimo., che ha pure un nome elfico: Nanderanen, che dovrebbe voler significare Arpa errante, non nel senso che sbaglia, ma che si sposta senza meta, e quindi adattissima a me. Prima di separarci il vecchietto mi ha detto:- Sentiti i tuoi racconti è proprio adatta a te, piccolo amico-.Ma sto ancora divagando...Scrivevo sopra che sono arrivato da questo Omorzo che, al solo sentire il nome di mia cugina, ha fatto una faccia... Si vede che si è fatta conoscere anche qui!Comunque mi ha indirizzato a un tavolo nell'angolo, che era stranamente vuoto.- E' il tavolo riservato agli amici della tua amica-, mi ha detto, -Probabilmente tra breve si farà vedere qualcuno-Tre birre e due piatti di montone dopo finalmente è arrivato un umano, un tipo alto con una grossa barba scura, tutto coperto da un'armatura fatta di pezzi spaiati e dall'aria poco rassicurante (il tipo intendo… ma anche l’armatura!). Il sorriso però era caldo e cordiale, e poi mi ha offerto un altro piatto di montone, quindi ho pensato che in fondo non era poi male!- Tu devi essere il cugino di Folly- ha esordito.- Folly? Vuoi dire che usa davvero quello stupido soprannome?-- Soprannome? Non sapevo che lo fosse!-- Si, vedi in realtà si chiama Prun...-- Gormadock Tronfipiede! Tu e la tua boccaccia! Non sei capace di stare zitto neanche a tagliarti la lingua!-- Oh, salve cugina... Non sapevo che il tuo nome fosse un segreto-- Folly, mia cara. Dovremmo riparlarne, dato che il nostro rapporto d'affari dovrebbe essere basato sulla fiducia-- Non preoccuparti tu, Elendhur, ti spiegherò, prima o poi. E ora, se il cugino non ha altri danni da fare, tornerei alle mie occupazioni. A dopo! -- Cugina! Aspetta, volevo farti vedere la mia nuova arpa… Troppo tardi. Mi chiedo cosa mai abbia da fare…-- Torniamo a noi, piccolo hobbit. Tua cugina, malgrado tutto, dice che sei fidato e noi abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile di gente fidata e ardimentosa. Tu sei in cerca di avventure, non è vero?- Certo! Oserei dire che ho una notevole esperienza in fatto di avventure, al punto che sono famoso nel Decumano Est…-in quel momento si udì una forte vibrazione e, mio malgrado, sbattei le palpebre con un orrendo dubbio che mi attanagliava: osservai subito l’arpa che sporgeva dallo zaino con una delle corde che si era spezzata.- Scusami un attimo- dissi, mettendomi a riparare lo strumento.- Così sei un famoso avventuriero della Contea -Dal calore che si sprigionava in quel momento dalle mie orecchie si sarebbe detto che erano messe dentro una forgia nanica accesa…Facendomi coraggio, emersi dalle mie borse con in mano la grossa chiave che avevo usato per tendere la corda appena riparata.- Diciamo che la mia esperienza non è poi così notevole, non sono poi così famoso, anzi, non lo sono affatto… Però ho affrontato lupi enormi e briganti ferocissimi, e sono rimasto fermo, impavido, di fronte a uno strano cavaliere di nero vestito…-A quelle parole si udì un altro schiocco.- Maledetto questo aggeggio! - commentai – Sono partite altre due corde! Come stavo dicendo… si, in effetti sono rimasto fermo perché le gambe mi tremavano troppo per riuscirle a muovere e fortunatamente mi ha superato senza vedermi. Comunque poi il mio girovagare mi ha condotto nella Vecchia Foresta, dove il messere di quei luoghi mi ha coinvolto in un compito importantissimo che solo io potevo svolgere…-Una piccola corda posta all’estremità superiore dello strumento si spezzò con uno stridio acuto e si arrotolò su se stessa come un viticcio dell’edera di Pianilungone.- Volevo dire che dovevo trovargli dei gigli con cui abbellire il suo tavolo per la cena che mi aveva promesso.-A questo punto sono quasi sicuro di aver sospirato e decisi di svuotare il sacco!- E’ un’arpa molto bella ed ha un suono dolcissimo e mai mi separerei da essa, ma mi procura molti fastidi con le sue corde. Ieri sono stato tentato di buttarla via, ma ha un suono così melodioso! Non ne troverei mai uno uguale. Se solo queste disgraziate corde…-- Sembra si spezzino con una certa frequenza -- Già, è proprio così - fui costretto ad ammettere un po’ vergognosamente. - Ho notato che di solito la cosa si verifica quando…, ecco io sono un soggetto un po’ emotivo e mi lascio facilmente trasportare, per cui tendo a… ah… a modificare leggermente i fatti. E’ solo per un maggior effetto drammatico, capisci. -- Se smettessi di modificare i fatti l’arpa non darebbe tanti fastidi. -- Suppongo che sia così… Io ci provo, ma è difficile: così come sono i fatti sono troppo spesso noiosi. Però ieri mi pare di aver passato più tempo ad aggiustare queste dannate corde che a suonare, ma così è la vita: non si può avere tutto. –Il guardiano scoppiò a ridere, mentre a me tornavano in mente le parole del vecchietto:- Sentiti i tuoi racconti è proprio adatta a te, piccolo amico-….

The story so far... - Palamorn

[Inizio a riunire qui le storie dei miei due pg principali su Lotro, postate a suo tempo sul forum della mia ex kinship]

30/04/07
Il mio nome è Palamorn e sono un uomo di Gondor.Sono nato all’ombra della bianca torre di Ecthelion, in una città in guerra perenne con le forze dell’oscurità: Minas Tirith, la “torre di guardia”, ultimo baluardo delle terre libere, che troppo spesso dimenticano il nostro sacrificio.I miei abitavano in una piccola casa dentro la prima cinta, vicino alla vecchia foresteria nel Rath Celerdain. Fin da bambino il mio parco giochi sono stati gli stretti vicoli intersecanti la grande via che, attraversando le sette cerchia delle mura e l’alto bastione di pietra, porta dalle Grandi Mura fino alla Cittadella.Avevo solo sei anni quando mio padre è morto, caduto per salvare tre suoi commilitoni vicino a Osgiliath, la Cittadella delle Stelle.Al funerale Sire Boromir stesso ha parlato per ricordarlo. Sire Boromir, l’uomo che ha cambiato la mia vita: ha assegnato una pensione a mia madre e all’età di dieci anni mi ha fatto entrare nell’esercito, dove ho iniziato i primi rudimenti dell’addestramento e dove soprattutto ho imparato cosa siano valore ed onore.Ho prestato servizio sul Rammas Echor, il grande muro circolare che circonda le fattorie dei campi del Pelennor, le “terre cintate”, primo baluardo di difesa della città, finchè un anno fa il mio Principe mi ha preso nella sua compagnia.Alcuni mesi or sono Sire Boromir è stato inviato dal padre, il Sovrintendente Denethor II in missione diplomatica al nord e la nostra compagnia, priva di comandante, ridislocata vicino al palazzo, nelle Case di Guarigione della sesta cerchia.Poco dopo la sua partenza la situazione al confine è cambiata in peggio: gli attacchi degli orchetti si sono intensificati e si dice che cose peggiori siano state viste muoversi oltre il Grande Fiume. Sire Faramir, secondogenito del Sovrintendente, è partito con i suoi uomini per investigare, attraversando l’Anduin. Da allora non si hanno più sue notizie.Il Sovrintendente allora ha deciso di richiamare a Gondor Boromir e quattro di noi si sono offerti volontari per portargli i nuovi ordini.Due di noi sono risaliti lungo la riva ovest dell’Anduin, mentre io ed un altro mio compagno ci siamo diretti alla Breccia di Rohan e poi di li a nord, lungo la Grande Via Sud. Giunti all’Inondagrigio ci siamo divisi: il mio compagno risalirà il corso del fiume, per poi seguire il Rombirivo fino a Gran Burrone, io seguirò il verdecammino fino a Brea, per poi piegare anche io ad Est.

2/4/2008
Una nuova speranza - lettera da casa...
"Caro figlio,invio queste righe alla locanda di Brea che mi hai indicato nell'ultima lettera, sperando che ti giungano.Le affido a una carovana diretta a nord attraverso la Breccia di Rohan, anche se recentemente pare che ci siano problemi in quelle zone.La cosa non è molto chiara, ma giungono notizie di razzie e di avvistamenti di orchetti e warg anche laggiù, e la cosa non può che preoccuparci, se anche alle nostre spalle il Nemico avanza.Le notizie dal Mark arrivano frammentarie, segno che qualcosa sta accadendo e sembra che ancora una volta Gondor si troverà sola ad affrontare la marea incalzante.Dico questo perchè anche da oltre l'Anduin le poche notizie che arrivano non sono buone. Il Principe Faramir è tornato una volta da laggiù, per poi subito ripartire con altri uomini, dopo aver conferito con Sire Denethor.Da più parti si invoca il nome di Boromir, la gente ha paura e la sua mancanza preoccupa.Mi scrivi che l'hai incontrato a Granburrone, che sta ultimando il suo compito e che sta bene, ma io, che di affari di stato nulla conosco, non posso fare a meno di chiedermi cosa lo trattenga lontano da Gondor soprattutto adesso che il Nemico si sta muovendo.So che ora ti trovi distaccato lassù al nord, sotto il comando diretto del Principe, e la qual cosa non può che farmi piacere,perchè è un valoroso e da lui puoi solo imparare.So anche che ti sei unito a un gruppo di coraggiosi che lotta quotidianamente col male avanzante.Coraggiosi, seppur truppe irregolari. –il guardiano sorrise alla definizione e i bisbiglii aumentarono- Da un lato sono contenta di non saperti qui, in prima linea, anche se ci manchi. Manchi a me e alle tue sorelle.E manchi, ovviamente alla tua giovane moglie, soprattutto ora.Avevo dei dubbi su voi, lo sai già. “Dubbi di madre” li hai chiamati tu: Troppo giovani per essere già sposati, troppo affrettate le nozze, con la guerra incombente.Ma tali sono i tempi, tale il destino di tanti giovani a Gondor.Da quando le notizie sono peggiorate siamo ospiti della sua famiglia, nella relativa sicurezza delle quarta cerchia, ed io e le tue sorelle abbiamo avuto modo di conoscerla più che nei pochi mesi trascorsi tra il vostro matrimonio e la tua partenza.E' una donna in gamba, devo ammetterlo, - Palamorn sorrise al pensiero del costo di tale ammissione - fiera e combattiva come solo una gondoriana ha diritto di essere.Soprattutto ora...”Palamorn alzò lo la testa, osservando gli amici negli occhi, un lampo nello sguardo“... soprattutto ora che porta in grembo tuo figlio. – un grande sorriso illuminava il volto del guardiano - … Si, figlio, presto sarai padre, tua moglie ce l'ha detto pochi giorni orsono.Lei non avrebbe voluto dirtelo adesso che sei lontano, per non darti ulteriori preoccupazioni.Ma, spero che entrambi vorrete perdonarmi, ho riflettuto a lungo e penso che dirtelo fosse la cosa più giusta.Tu sai qual è il tuo dovere, ma spero comunque che il Fato ti permetta di essere qui quando verrà il momento.Tua madre”

[Per chi non ci fosse stato, chiarisco che è stato il modo di Palamorn per far sapere in game che presto sarebbe diventato padre nella vita reale]

martedì 10 novembre 2009

Gone's the wisdom

Gone's the wisdom...
Saggezza perduta. Tra l'altro è uno dei nomi che volevo dare alla mia kinship di Lotro.
Mettendo a posto un po' dei files del mio harddisk mi è capitato questo pezzo del passato:
ormai quasi due anni fa, in occasione del primo compleanno di Hèren Rànodur' (la mia ormai ex-kinship di Lotro), avevamo tra le altre cose organizzato una "rappresentazione teatrale".
E' una di quelle cose che mi è sempre piaciuto fare: usare un mezzo (in quest caso un MMORPG) per fare qualcosa di completamente diverso da quello per cui si suppone sia creato.
Ad ogni modo eravamo riusciti a fare un vero e proprio spettacolo teatrale "virtuale", con otto attori che recitavano un testo basato su "Nightfall" dei Blind Guardian. Circa mezzora di spettacolo, che devo avere ancora da qualche parte. Da questo avevamo estratto alcune sequenze, montandole sulla musica originale, creando questo video.




Penso che lo spettacolo sia stato uno dei momenti migliori -assieme ai concerti dei Ranadurlindar, di cui però non possiedo alcun video- della mia esperienza finora su Lotro.
E un pizzico di tristezza anche nel vedere quanti dei partecipanti ad esso non siano più attivi o li abbiamo comunque persi:
Kham, Ele, Curanor, Arca, Gilmith... lo stesso cameraman (Bemli)!
Solo Luinmir, Duvain e il sottoscritto rimangono.
Gone's the wisdom / Of a thousand years
A world in fire and chains and fear
Leads me to a place so far
Deep down it lies my secret vision
I better keep it safe
[Mirror Mirror - Blind Guardian]

A New Beginning

[Vita su Lotro: nascita della mia nuova kinship (attualmente one-man kinship!) dopo lo sfacello della precedente]

Gormadock prese nervosamente a calci un ciottolo dal terreno polveroso, spedendolo nel fitto del bosco. Era arrabbiato, molto arrabiato.
Infuriato al punto che neppure la prospettiva del pasto caldo che Rossaciocca stava preparando sul piccolo fuoco del campo riusciva a calmarlo.
Aveva visto nel giro di pochi giorni i frutti di lunghissimi sforzi crollare ad opera di un insidia più pericolosa di un esercito di orchetti: la sfiducia, sorella di ira e cecità.
Subdoli sussurri erano serpeggiati dove prima regnava la concordia, e parole irose e rancori ne erano nati, bruciando quel poco di unità che ancora resisteva.
E aveva visto il suo grande amico Palamorn incupirsi e diventare sempre più silenzioso, una strana luce nel suo sguardo.
Un corvo scese starnazzando nella radura, appollaiandosi sulla spalla di Morinethar e il vecchio si avvicinò all'hobbit.
- Stormchaser riferisce che nessuno ci segue. -
- Allora siamo proprio soli, nessun altro ha voluto seguirci - sospirò il menestrello panciuto.
- E cosa ti aspettavi? - soggiunse Keldhar il furetto, autoproclamatosi Gran Re Ratto, - i più hanno abbandonato Ranamar per continuare comunque assieme e i pochi che non l'han fatto sono rimasti negli Heren Ranodur.-
- Apvite gli occhi, tutti quanti - intervenne Rossaciocca, saggiando con un rametto la carne che arrostiva sullo spiedo, - siamo soli, come ha detto Govmadock.
- Soli, a parte quella la. - disse il furetto, indicando con il pollice dietro le sue spalle dove, seduta in disparte dagli altri, un'esile elfa sembrava cantare sommessamente tra se.
- Quella? Quella è matta! - continuò la cacciatrice di taglie hobbit - Io non ce la voglio più in tenda con me: ievi notte è stata per ove a pavlave da sola. Figuvatevi che faceva puve delle voci divevse e quasi cvedevo ci fossevo piu pevsone che chiacchevavano. Invece eva lei che litigava con se stessa! Si insultava, a momenti piangeva per poi subito dopo videre. Mi spaventa, ecco! -
- Allora con una sola persona ne abbiamo guadagnate due - aggiunse son un mezzo sorriso Keldhar.
- Due? Almeno quattvo o cinque, vi dico! Cioè, già abbiamo te, Movinethar, che pavli con le bestie, ma questa è peggio!-
- Piantatela, tutti quanti! Mi pare che abbiamo problemi più urgenti adesso - intervenne il menestrello hobbit.
Gli sguardi di tutti si volsero verso la cima della collina, dove una figura solitaria si stagliava contro il cielo. Persino l'elfa smise per un istante di mormorare, seguendo gli sguardi degli altri.
- L'ha presa proprio male, vero? -
- Credeva in quel sogno, più di noi.-
- E poi è gondoriano, non concepiscono altro che onore e fedeltà alla parola data.-
- E la gvatitudine? che mi dite della gvatitudine? -
- Si ma arrivare al punto di spezzare il suo scudo... -
- Silenzio, sta arrivando! -
Il guardiano rientrò nel campo a grandi passi.
- Ho preso una decisione, ma è mia personale, quindi non dovete seguirla anche voi per forza, anzi ve lo sconsiglio, perchè la mia è una via solitaria.
Non tornerò a Ranamar perchè il ricordo del passato me lo impedisce: il duplice ricordo di quello che eravamo un tempo e di quello che siamo stati negli ultimi tempi.
Ma neppure mi unirò ai transfughi, per lo stesso motivo: troppe cose mi legano comunque al mio passato a Ranamar e non me la sento di cambiare semplicemente bandiera. E poi vedere l'entusiasmo e gli sforzi -seppur lodevoli- che ora li animano, mi farebbe solo aumentare il rammarico perchè quando si era nei Ranadurin non sono stati fatti.
Vi esorto comunque a non percorrere la mia strada, ma a tornare indietro ed a unirvi a uno dei loro gruppi.
- Te lo puoi scordare, amico: io non ti mollo! -
- E poi cosa ci lega a loro? amicizia con alcuni, ma non maggiore di quella che abbiamo tra noi.-
- Già, ne abbiamo parlato tra noi e siamo con te. -
- Noi siamo un gruppo unico, e tale resteremo.-
- Ricominceremo noi, con le nostre regole e i nostri principi.
- Una nuova bandiera da seguire, senza passati ingombranti.-
- Ci manca solo il nome.-
- Quello ce l'ho io: – aggiunse Morinethar – un nome che è sia una citazione che un monito per noialtri... che ne dite di Saggezza perduta?-
- Vuoi farci ridere dietro da tutti? -
- Perchè non ci chiamiamo Le Spade del Crepuscolo? Crepuscolo perchè questa situazione da cui siamo usciti è cupa come la luce del crepuscolo, almeno per noi.
- Scusa ma chi vedi di noi usare le spade?-
- Allora grigio sarà il nostro colore – soggiunse il guardiano – e saremo la Grigia Compagnia: grigio perchè adesso non vedo più nette distinzioni tra bianco e nero, tra buoni e cattivi, tra chi ha ragione e chi non ne ha; e grigio perchè il mio animo è inquieto e cupo e ogni colore sembra essere svanito, dilavato.
- E' deciso allora! - concluse l'hobbit - La Grigia compagnia nasce oggi, e da ora in poi i Grigi Compagni noi siamo!-
A quelle parole una voce melodiosa, mai udita prima, si levò in un canto alle loro spalle:
- Io non ho casa, io non ho terra, io non ho pace.
Se busserò alla tua casa, e mi accoglierai nella tua terra, difenderò la tua pace. -
Cinque paia di occhi si voltarono verso l'elfa seduta in disparte.
Ma la luce era nuovamente sparita dai suoi occhi, ora di nuovo vacui, ed essa riprese a cantilenare parole incomprensibili.

Io non ho casa, io non ho terra, io non ho pace.
Se busserò alla tua casa, e mi accoglierai nella tua terra, difenderò la tua pace
[Chiara Strazzulla – La Strada che scende nell'Ombra]